
Altra difficoltà è il reperimento di personale qualificato. Ma nonostante le due criticità lo scenario per il settore è positivo
Prosegue il recupero dei livelli di produzione nell’industria metalmeccanica, già iniziato negli scorsi mesi estivi, dopo il crollo del 13,5% registrato nel 2020. Lo dimostra la fotografia scattata da Federmeccanica secondo cui nel primo trimestre del 2021 i volumi di produzione sono cresciuti del 15,6% in confronto allo stesso periodo dell’anno precedente e dello 0,8% rispetto all’ultimo trimestre del 2020.
A livello generale però, nei Paesi dell’Unione europea, emerge una “forte differenziazione” delle dinamiche produttive ed in questo scenario l’Italia, che nei mesi di lockdown aveva subito perdite maggiori, si è riportata in linea con gli altri principali Paesi dell’area, con un recupero dei livelli di produzione superiore nei mesi più recenti. Il presidente di Federmeccanica, Fabio Astori, ha sottolineato che “il miglioramento ha interessato tutte le attività dell’aggregato metalmeccanico che, in termini tendenziali, hanno evidenziato aumenti doppia cifra“. Nonostante ciò i risultati del trimestre sono da recepire con cautela poiché confrontati con marzo 2020, primo mese del lockdown.
Un sos, invece, arriva dal direttore generale, Stefano Franchi, preoccupato del rincaro delle materie prime che potrebbe costringere il 14% delle imprese al blocco della produzione. Ed oltre a questo bisogna anche considerare la difficoltà nel reperire personale qualificato. «Sul fronte lavoro più della metà (56%) delle imprese ha dichiarato di incontrare difficoltà nel reperire i profili professionali necessari per lo svolgimento dell’attività aziendale – ha detto Franchi. – Il dato è addirittura peggiore di quello già estremamente negativo rilevato circa due anni fa quando erano il 47% le aziende che evidenziavano questo grande problema».
Nonostante gli ostacoli e le incertezze dovute ancora all’andamento della pandemia, secondo Federmeccanica lo scenario dei prossimi mesi resta comunque positivo. Infatti il 53% delle imprese dichiara attualmente un portafoglio ordini in miglioramento e il 42% prevede incrementi di produzione nel prossimo futuro. E si attesta al 16% la percentuale delle aziende che ritiene di dover aumentare gli attuali livelli occupazionali nei prossimi mesi, rispetto all’8% che ritiene invece di doverli diminuire.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: EPA/RONALD WITTEK
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