
Il progetto era pensato per collegare i giacimenti canadesi con la rete di raffinerie statunitensi. Ora l’abbandono dovrebbe costare 1,3 miliardi di dollari canadesi. Grande successo per gli ambientalisti
Tc Energy ha deciso di mettere fine al progetto dell’oleodotto Keystone XL tra Canada e Usa dopo che l’amministrazione Biden ha revocato il permesso a gennaio. Lo ha annunciato la compagnia canadese dopo aver esaminato tutte le opzioni ed essersi consultata con il governo di Alberta. Lo scorso marzo il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, aveva emesso un ordine esecutivo per fermare il discusso progetto ma 21 Stati, guidati da Texas e Montana, avevano fatto ricorso sostenendo che la competenza in materia fosse loro e non della Casa Bianca. Ora il progetto è stato definitivamente sepolto. «TC Energy ha confermato oggi, dopo una revisione completa delle sue opzioni e in consultazione con il suo partner, il governo dell’Alberta, di aver terminato il progetto del gasdotto Keystone XL», ha affermato l’operatore canadese in una nota.
Da parte sua, anche il governo dell’Alberta ha dichiarato di aver abbandonato il progetto e ha affermato di “esplorare tutte le opzioni” per recuperare il suo investimento. La provincia stima che l’abbandono del progetto dovrebbe costare 1,3 miliardi di dollari canadesi (881 milioni di euro).
L’oleodotto doveva consentire il trasporto di oltre 800.000 barili di petrolio al giorno a partire dal 2023 tra l’Alberta e le raffinerie americane nel Golfo del Messico. Il progetto era stato lanciato nel 2008. Annullato per la prima volta da Barack Obama perché ritenuto troppo inquinante, era stato rimesso in carreggiata da Donald Trump per motivi economici. La revoca del decreto era una delle promesse della campagna elettorale di Joe Biden, come parte del suo piano in difesa del clima. Aveva anche suscitato la delusione del primo ministro canadese Justin Trudeau, che si era impegnato a completare Keystone XL e altri oleodotti per portare il petrolio canadese in altri mercati e ottenere un prezzo migliore.
Ora la decisione dello stop definitivo chiude oltre un decennio di controversie e segna una grande vittoria per gli ambientalisti, secondo cui l’infrastruttura avrebbe appunto aggravato la crisi climatica.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: EPA/MICHAEL REYNOLDS
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