Dopo il mancato accordo con Cassa centrale banca, il Fondo ha messo in vendita la quota di controllo pari all’80%. Tra le interessate ci sono Banco BPM e Credem ma spuntano anche altri nomi
Si torna a parlare di risiko bancario e questa volta l’attenzione è tutta concentrata su Carige, l’istituto genovese da cui il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) si prepara ad uscire. Dopo il mancato accordo con Cassa centrale banca (Ccb), il Fondo ha infatti messo in vendita la quota di controllo pari all’80% che detiene nell’istituto che salvò nel 2019, attraverso l’iniezione di 600 milioni di euro.
Secondo quanto ha riportato il Sole 24 Ore sarebbero almeno due le banche interessate all’acquisto. Si tratta di Banco BPM e Credem, ma ci sarebbero altri soggetti industriali e finanziari che avrebbero mostrato interesse per il dossier e alcuni di essi potrebbero proseguire nel percorso di approfondimento. Sono circolati i nomi di Credit Agricole Italia, Bper e Intesa Sanpaolo: le prime due, interpellate sul tema, non hanno commentato. Intesa ha invece già precisato di non essere interessata al dossier Carige” A essere pronti a entrare in data room, a quanto risulta, sarebbero inoltre anche un paio di fondi di private equity internazionali.
Il dossier Carige si è complicato in primavera a causa del dietrofront di Cassa centrale banca, secondo azionista dell’istituto, che, al momento dell’accordo con l’Fitd per il salvataggio di Carige, si era avvalsa del diritto di acquistare tutte le sue azioni e di salire quindi ad una quota compresa tra l’82% e il 91%. C’è da dire che fin da subito si sapeva che, in quanto fondo finanziato dagli istituti di credito, l’Fitd non avrebbe potuto essere un investitore di lungo periodo della banca.
Considerato lo slittamento dei tempi e la crisi provocata dalla pandemia Covid-19, Ccb si è così presentata quest’anno con una proposta che è stata considerata subito “irricevibile”: quella di replicare il modello Intesa Sanpaolo-banche venete, acquistando l’80% di Carige al prezzo di un euro, più una dote da 500 milioni da utilizzare per una nuova eventuale ricapitalizzazione.
Saltato l’accordo, è arrivata la decisione inevitabile del Fondo interbancario di mettere sul mercato la sua quota di controllo in Carige. Ora la parola spetta al mercato e visti gli innumerevoli interessi si potrebbe andare per tappe con la chiusura della prima fase all’inizio di luglio con la compilazione di una short list.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/LUCA ZENNARO
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