Le opere più importanti vengono riproposte in versioni HD
Riprodurre opere d’arte in copie digitali certificate: è questa l’ultima rivoluzione tech in ambito culturale, con l’iniziativa della startup Cinello che è saltata all’occhio del pubblico dopo la vendita del primo digital art work, una riproduzione del Tondi Doni di Michelangelo custodito alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
I due soci di Cinello sono l’italo-danese John Blem, fondatore della società Milestone Systems poi acquisita da Canon, e Franco Losi, pioniere dell’intelligenza artificiale: l’obiettivo dietro il loro lavoro è trasformare le riproduzioni digitali delle opere d’arte in veri e propri souvenir acquistabili nei negozi dei musei più importanti del mondo.
Il file con la riproduzione viene criptato e accoppiato con uno speciale dispositivo, lo schermo su cui l’opera viene proiettata. La cornice è fatta copiando l’originale e usando lo stesso materiale. Inoltre, il Daw, che una volta creato non può più essere modificato, è associato a un NFT e a un certificato emesso dal museo per attestarne l’originalità. «Abbiamo attivato partnership con molti musei italiani per la creazione e vendita di Daw. Il museo decide la tiratura, la vendita avviene con trattativa privata e noi versiamo al museo il 50% del prezzo finale, tolte le spese – spiega sempre Losi, che peraltro è un figlio d’arte, visto che papà Umberto era un artista – in questo modo i musei possono attivare un nuovo flusso di ricavi, diverso dalla vendita dei biglietti. Nel caso degli Uffizi, per esempio, il Daw del Tondo Doni ha fatto incassare 70mila euro al museo. Proprio per questo stiamo ricevendo richieste anche da musei esteri, ma è troppo presto per dare i dettagli su questa espansione fuori dall’Italia».
di: Micaela FERRARO
FOTO: CINELLO UFFICIO STAMPA
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