
Il tema delle aggregazioni bancarie transfrontaliere rimane di grande rilevanza
Banche europee: in vista del post pandemia si avviano bene le fusioni nazionali ma, secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, per le fusioni transfrontaliere bisognerà attendere il 2022.
In Italia i primi a dare il via al “risiko bancario” sono stati Intesa Sanpaolo con Ubi Banca. L’operazione, insieme a quella di CaixaBank con Bankia in Spagna, ha generato 8 miliardi di dollari (6,82 miliardi di euro) di avviamento (badwill) combinato.
Con un rally del 75% nell’indice Stoxx 600 delle banche europee (Sx7p), il consolidamento del settore bancario resta un tema chiave del futuro. Soprattutto dopo il minimo pluridecennale toccato nel settembre dello scorso anno che aveva eroso parte dell’interesse alle fusioni e acquisizioni. Il divario della capitalizzazione di mercato tra le più grandi banche dell’Eurozona e le loro omologhe statunitensi (con JP Morgan che supera quella di Bnp Paribas di 400 miliardi di dollari) rende l’importanza delle aggregazioni europee di “grande rilevanza, anche se rimangono alcune sfide“.
Secondo Andrea Monticini, docente di econometria finanziaria dell’Università Cattolica, “c’è bisogno di aggregazioni transfrontaliere. In Europa condividiamo la stessa moneta e quindi è opportuno che ci siano dei grandi gruppi bancari che agiscono su più Paesi dell’area Euro“.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA / DANILO SCHIAVELLA / PAL
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