Le donne rappresentano il 77% del totale. La motivazione principale è la difficoltà a conciliare lavoro e gestione dei figli
Nel 2020 sono state 42.000 le dimissioni di neogenitori, segnando un calo del 18% rispetto al 2019. E’ quanto emerge dall’Ispettorato nazionale del lavoro che segnala come le donne siano il 77% del totale delle persone che si sono dimesse.
Sono colpiti per la maggior parte da dimissioni e risoluzioni consensuali , oltre il 92%, operai ed impiegati, con un’età tra i 29 e i 44 anni che nella maggior parte dei casi lasciano il lavoro nei primi 10 anni di servizio.
L’occupazione delle donne è al 60% in assenza di figli tra zero e un anno nel nucleo familiare e al 50% con un figlio minore di un anno mentre nella stessa fascia l’occupazione maschile è all’86% senza figli tra zero e un anno e al 90% in presenza di neonati.
L’ambito produttivo in cui le convalide sono maggiormente concentrate permane il terziario, settore con significativa presenza femminile a cui si riferiscono oltre il 72% dei provvedimenti adottati; rilevante anche il dato dell’industria, pari a circa il 15% del totale e dell’edilizia, pari a poco più del 3% del totale.
La motivazione più frequente per cui si lascia il lavoro continua ad essere la difficoltà di conciliare lavoro e gestione dei figli. Ma questo riguarda essenzialmente le donne. «Esiste una profonda differenza di genere – scrive l’Inl – nel dato relativo alle motivazioni in quanto la difficoltà di esercizio della genitorialità in maniera compatibile con la propria occupazione è quasi esclusivamente femminile. Le segnalazioni di difficoltà di conciliazione per ragioni legate ai servizi di cura o ragioni legate all’organizzazione del lavoro, infatti, riguardano donne in una percentuale tra il 96% e il 98%. La prevalente motivazione delle convalide riferite a uomini è invece il passaggio ad altra azienda».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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