
Il calo maggiore in Liguria, Umbria e Molise
Il covid ha avuto un effetto disastroso non solo sulle chiusure ma anche sulla nascita delle nuove imprese. Infatti, secondo l’elaborazione di Confesercenti sulla base dei dati delle Camere di Commercio, tra il 2020 e i primi 6 mesi del 2021 le aperture di nuove attività sono calate del 13,3% rispetto al periodo pre-covid, per un totale di circa 75 mila imprese mai nate a causa della crisi.
Durante il 2020 sono nate 61 mila imprese in meno rispetto al 2019 e il calo è proseguito con un -14 mila anche nel primo semestre 2021.
Un crollo che ha interessato tutti i settori d’attività economica ma con intensità differente: mancano 25 mila attività tra commercio all’ingrosso e al dettaglio, alloggio, ristorazione, e servizi di viaggio, tour operator e noleggio aiuto. Le attività manifatturiere perdono quasi 6 mila attività, le costruzioni tremila, agricoltura, sivicoltura e pesca 2.257, trasporto e magazzinaggio 1.854. Crescono solo le attività finanziarie e assicurative.
A livello geografico, la diminuzione di nuove imprese interessa tutte le Regioni, ma l’impatto peggiore lo vivono la Liguria con il -18,4%, l’Umbria con il -17,3% e il Molise con il -16,4%. Perdite meno rilevanti invece in Basilicata dove la diminuzione è dell’8,3%, in Campania con il -10,2% e in Sardegna con il -10,4%. Questo in proporzione. Se si guardano i numeri assoluti, le Regioni peggiori sono quelle in cui il tessuto produttivo è più ampio: Lombardia, Lazio, Piemonte, Toscana.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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