
Ci è voluto quasi un secolo per dare forma al sogno di Douglas Fairbanks e di Mary Pickford: oggi Los Angeles si prepara a inaugurare il più grande ente museale degli Stati Uniti interamente dedicato alla Settima Arte
In Italia c’è Torino, in Ucraina c’è Odessa, in Germania c’è Francoforte: era solo questione di tempo che gli Stati Uniti stabilissero la sede del loro più importante museo del cinema e la scelta non poteva che ricadere sulla città che, tradizionalmente, si è imposta come epicentro dell’attività filmica del Paese dai tempi in cui David Wark Griffith, a inizio Novecento, approdò con la sua troupe dalla costa dell’Atlantico a quella del Pacifico.
Il progetto – formalmente quasi decennale, ma in realtà covato già dal 1927 dai membri fondatori di quella stessa Academy of Motion Picture Arts and Sciences che ogni anno assegna il Premio Oscar – ha trovato posto nello storico Saban Building, una sede sicuramente più fattibile e praticabile di quella tenuta da 18 acri considerata da Douglas Fairbanks e Mary Pickford agli albori della produzione sonora, nonché più al passo coi tempi, visto il coinvolgimento nella realizzazione dell’architetto Renzo Piano.
Non si creda, però, che il museo avrà intenti (esclusivamente) autocelebrativi: il direttore generale Kerry Brougher assicura che “certo, ci sarà anche una sezione dedicata agli Academy Awards, ma sarà separata dalla storia del cinema” e che la raccolta, estesa all’intera cinematografia mondiale, si prefiggerà lo scopo di “tramandare l’eredità della settima arte alle generazioni future”: merito del contributo economico e delle donazioni di intere collezioni da parte di enti governativi, fondazioni e privati cittadini, si tratti tanto di generosi sconosciuti, tanto di celebrità di ampio richiamo come i divi Tom Hanks e Annette Bening.
Mecenate d’eccezione è il regista Steven Spielberg che ha finanziato lo spazio espositivo situato al primo piano visitabile in forma gratuita e che costituirà un’infarinatura generale sulla storia del settore; le sezioni successive, il cuore del museo, ospiteranno contributi realizzati in collaborazione con personalità consolidate tanto della produzione locale (a cominciare da Spike Lee e dal progettista del suono della saga di Star Wars Ben Burtt), quanto del cinema del resto del mondo, come il decano del cinema spagnolo Pedro Almodóvar e la compositrice islandese, premio Oscar per Joker, Hildur Guonadottir.
Ma ci sarà molto di più nei piani più alti dell’edificio: una riproduzione in scala naturale del palcoscenico del Dolby Theatre, storico scenario della “notte delle stelle”; una retrospettiva integrale dedicata alla colonna dell’animazione nipponica Hayao Miyazaki, premiato nel 2014 con un Oscar alla carriera e celebrato con una mastodontica selezione di storyboard, materiali multimediali e memorabilia.
Ciliegina sulla torta e culmine dell’esperienza di visita sono le due sale di proiezione, intestate al tycoon discografico David Geffen e a Ted Mann, direttore dell’omonima catena di sale cinematografiche che ha segnato la storia della California, sovrastate da un’ampia terrazza panoramica con vista sulle iconiche colline di Hollywood, che i visitatori potranno ammirare nella loro totalità al termine del tour grazie a una struttura di vetro trasparente.
di: Andrea BOSCO
FOTO: ANSA/EPA/Lewis Joly
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