Si rischia un aumento dei prezzi, i depositi di stoccaggio sono al 71% invece del 92%
L’avvicinarsi dell’inverno preoccupa l’Europa colpita dalla crisi del gas. Le scorte sono in ribasso, i depositi di stoccaggio sono pieni al 71% invece dello stagionale 92%, e i prezzi risultano in rialzo: pertanto il rincaro del 40% stimato in bolletta minaccia di essere solo il primo segnale delle difficoltà energetiche del Continente.
Il contratto TTF, Title Transfer Facility, che viene utilizzato dagli operatori come riferimento per il mercato europeo, ha toccato un nuovo massimo a 85 euro/MWh, un’impennata del 1700% rispetto ai livelli di un anno fa. In Italia, il contratto 2022 per la fornitura di gas ha raggiunto i 53 euro/MWh dai 13 dello scorso anno.
Il rischio è che all’aumentare della domanda quando le temperature scenderanno, si aprirà una nuova impennata dei prezzi e, secondo le stime di BloombergNEF, le scorte a quel punto potrebbero assottigliarsi al 4%.
Cosa ha provocato il rincaro del gas? Un forte aumento dei consumi, anche per effetto degli incentivi e dei ristori dati alle aziende per rialzare la produzione, e un minor afflusso dalla Russia, sceso da 65 miliardi di metri cubi nel 2020 a 40 miliardi nel 2021. Un altro problema è dato dal forte rialzo del prezzo delle emissioni di carbonio, passato da 15 a 65 euro a tonnellata tra marzo 2020 e settembre 2021: questo ha spinto le utilities ad aumentare i consumi di gas naturale a scapito del carbone. L’escalation di rincari è arrivata in concomitanza con il forte calo della produzione di energia eolica determinata dai venti deboli che hanno caratterizzato l’estate passata.
La crisi energetica rischia di condizionare moltissimo il settore industriale europeo. Per esempio nel Regno Unito la maggior compagnia attiva nel comparto dei fertilizzanti CF Industries, è stata costretta a interrompere la produzione; in Olanda ha ridotto la produzione la Nystar, uno dei principali raffinatori di zinco.
Lo stallo della Russia non dispiace agli Usa che vorrebbero sostituirsi a Mosca come principale fornitore europeo, ma al momento il livello di carenza è troppo alto anche negli States che non riescono quindi a intervenire. Le difficoltà della Russia invece potrebbero trovare spiegazione nella mancata approvazione del gasdotto Nord Stream2 che avrebbe dovuto collegare il Paese con la Germania.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
Ti potrebbe interessare anche: