
Il colosso delle bevande analcoliche è, ora più che mai, presenza imprescindibile della nostra economia e del nostro immaginario collettivo
“Vivi il lato Coca-Cola della vita!”: è stato uno degli slogan più rappresentativi e fortunati della ditta di Atlanta, in un’epoca in cui una parola come “coronavirus” era appannaggio di poche migliaia di specialisti della virologia.
È stato evidentemente anche il pensiero ricorrente di moltissime famiglie italiane, visto che, nonostante la prolungata chiusura di bar e ristoranti, l’azienda ha potuto contare sulla fidelizzazione dei propri consumatori grazie alla vendita al dettaglio. Il risultato si è tradotto in una generazione di risorse da parte della multinazionale delle bollicine pari a 870 milioni di euro – cifra che corrisponde allo 0,05 del PIL – e nella creazione di 22mila posti di lavoro diretti e indiretti.
Sono i dati rilevati dalla SDA Bocconi School of Management, che non ha mancato di registrare le inevitabili problematiche provocate dall’insorgere della pandemia, manifestatesi come una contrazione delle risorse di Coca-Cola destinate alle aziende (122,4 milioni di euro) e allo Stato (circa 37,5 milioni di euro) oltre a una perdita di oltre 6mila lavoratori di vario ruolo.
Eppure l’atteggiamento della ditta durante lo stato di emergenza è stato sommariamente virtuoso, con la distribuzione di 2,8 milioni di euro di risorse aggiuntive alle famiglie dei dipendenti, l’investimento di 2,5 milioni di euro nel canale dell’industria alberghiera e nel sostegno di circa 60 progetti dedicati all’inclusione, alla sostenibilità e all’educazione per una somma complessiva di 4,4 milioni di euro.
Non si tratta di misure emergenziali o di iniziative una tantum, ma di strategie mirate alla sostenibilità sviluppatesi lungo un piano decennale e attraverso l’impiego complessivo di circa 100 milioni di euro.
Un esempio emblematico è rappresentato dall’introduzione del PET riciclato come nuovo materiale di fiducia per la realizzazione delle bottiglie, arrivato oggi a 150 milioni di esemplari, così come la rimozione di elementi in plastica presenti sul packaging delle lattine, oggi sostituiti dal più ecologico cartone.
Sostenibilità, certo, ma anche valorizzazione del prodotto locale: non solo la Fanta al gusto tradizionale venduta in Italia è, per ammissione della compagnia, prodotta con il 100% di arance nostrane, ma si sono consolidate sul mercato anche variazioni della medesima bevanda a base di arance rosse di Sicilia o di limoni di Siracusa.
Il Public Affairs & Communication Director Coca-Cola per l’Italia e l’Albania Cristina Camilli rende poi noto uno dei più recenti motivi di vanto dell’azienda, «un progetto di mappatura dell’acqua disponibile per l’agrumicultura e la messa a disposizione dell’1% delle sue revenues per i paesi in via di sviluppo e con problemi di siccità».
di: Andrea BOSCO
FOTO: ANSA/AP Photo/Gene J. Puskar
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