
10 gli articoli che vanno dall’Irpef all’Iva al catasto fino alla riorganizzazione dell’Agenzia delle entrate. Per la riforma due miliardi nel 2022 e un miliardo nel 2023. Assenti i ministri della Lega
Dall’Irpef all’Iva, al catasto fino alla revisione delle modalità operative dell’Agenzia delle entrate. E’ arrivato il via libera del Consiglio dei ministri alla legge delega per la riforma fiscale.
È composta da 10 articoli la norma che è stata prima discussa in una riunione della cabina di regia, alla quale hanno partecipato il premier Mario Draghi, il ministro dell’Economia Daniele Franco e i capi delegazione delle forze politiche che sostengono l’esecutivo, e poi approvata dal Consiglio dei ministri, al quale però non hanno partecipato i ministri della Lega. Nella delega compare infatti anche un articolo per la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto di fabbricati, soluzione su cui però il Carroccio è contrario. Ma pare che l’iniziativa di non partecipare al Cdm sia stata presa anche per una “questione di metodo“. I ministri leghisti, dicono le fonti, hanno disertato il Cdm perché non si possono ricevere “le carte” solo all’ultimo, non è “serio” dare il voto senza aver avuto modo di leggere i testi. Tra i dubbi sollevati nello specifico sul fisco anche quello delle coperture necessarie per dare attuazione alla riforma dell’Irpef. Già alla cabina di regia il ministro del Turismo Massimo Garavaglia aveva lasciato il tavolo chiedendo tempo.
«Si può avere la sensazione che questa sua l’ultima parola sul fisco ma per fortuna o purtroppo il processo non è così semplice, prenderà molti anni – ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa. – La sostanza del Cdm di oggi è stata la discussione e l’approvazione della delega fiscale. Vorrei puntulizzare che la legge è una legge delega e quindi è una legge generale che poi andrà riempita da contenuti con un ulteriore momento di confronto».
Il capitolo Irpef e Ires rimane sulle linee programmatiche e non entra nel merito della possibile revisione delle aliquote, limitandosi a stabilire una graduale riduzione delle aliquote medie effettive dell’Irpef e il riordino delle deduzioni e detrazioni d’imposta. Quanto all’Ires, dovrà evitare di costituire un ostacolo alla crescita dimensionale delle imprese e garantire semplificazione e stabilità del sistema.
La riforma del catasto interesserà in particolare immobili non censisti, abusivi ed edificabili accatastati come agricoli. Il Governo prevede inoltre un aggiornamento periodico di valori e rendite e “adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario” per gli edifici di interesse storico-artistico, in considerazione dei vincoli legislativi su questo tipo di unità immobiliari e dei “più gravosi oneri di manutenzione e conservazione“. «Non abbiamo deciso di cambiare le tasse e non cambia l’imposizione fiscale sulle case. Il contribuente medio non si accorgerà di nulla per la riforma del catasto», ha spiegato ancora Draghi che sottolinea che non è una revisione del catasto ma una riformulazione. «Il Governo si impegna ad accatastare tutto quello che non è accatastato, terreni, abitazioni, e procede a una revisione delle rendite catastali adeguandole alle rendite di mercato. Ci vorranno cinque anni», ha aggiunto.
Per l’Iva si punterà non solo alla razionalizzazione del numero e dei livelli delle aliquote, ma anche alla distribuzione delle basi imponibili tra le aliquote. Una voce a parte sulle imposte indirette è dedicata poi a quelle sull’energia, che saranno revisionate “in coerenza con l’Europena Green Deal“. Quanto all’Irap, si accenna a un suo “graduale superamento“.
E’ prevista una revisione anche della tassazione locale, tramite la sostituzione delle attuali addizionali con sovraimposte Irpef, in un range prefissato che potrà essere tarato su misura dagli enti locali, il tutto senza nuovi oneri per lo Stato.
Una volta che sarà stata approvata dal Parlamento, il Governo avrà 18 mesi per attuare la delega fiscale emanando i decreti attuativi. Gli obiettivi fondamentali sono la crescita dell’economia, attraverso l’aumento dell’efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui fattori di produzione; la razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario, preservandone la progressività, da attuarsi anche attraverso la riduzione degli adempimenti e l’eliminazione dei cosiddetti “micro-tributi”, la riduzione dell’evasione.
Per l’attuazione delle delega fiscale si potranno utilizzare due miliardi di euro nel 2022 e un miliardo nel 2023, provenienti dal fondo per la riforma fiscale creato con l’ultima Manovra. Le risorse potranno essere integrate con le nuove entrate strutturali derivanti dalla lotta all’evasione fiscale. L’attuazione della delega non dovrà comunque pesare sui conti pubblici ed eventuali decreti che richiedano fondi andranno varati contestualmente o dopo i provvedimenti che reperiscono le risorse necessarie.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI
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