Non sono state date specifiche sulle modalità di applicazione nelle aziende private
Dal 15 ottobre il Green Pass sarà obbligatorio per poter accedere ai luoghi di lavoro, sia pubblici sia privati. Si attendono nelle prossime ore dal Governo le linee guida per sciogliere alcuni dubbi che rimangono sull’applicazione della legge e intanto da Nord a Sud scoppiano tafferugli e polemiche (approfondisci quanto successo alla manifestazione a Roma e Milano su Mercurio, clicca qui).
I nodi principali che rimangono da chiarire sono quelli relativi ai test e ai lavoratori in smart working.
Il mondo delle aziende ha chiesto un aumento della durata del tampone da 48 a 72 ore per semplificare i controlli e, per quanto riguarda il costo, alcune imprese stanno cercando di fare accordi per garantire il pagamento del test.
Confindustria, Confartigianato e Confcommercio inoltre, sconsigliano i controlli a campione. Un’altra problematica riguarda proprio questo: per motivi di privacy non si può chiedere la durata del green pass quindi occorre controllarlo ogni giorno anche ai vaccinati.
Per quanto riguarda le sanzioni, non sarà possibile licenziare il lavoratore senza certificazione ma scatterà la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Per chi si presenta senza Green pass, saranno previste multe dai 600 ai 1.500 euro.
E chi è in smart working? Ancora non è stato chiarito se avranno o meno l’obbligo di avere la certificazione. Ma il dubbio riguarda anche i lavoratori che vengono dall’estero, per esempio gli autotrasportatori, che magari hanno ricevuto un vaccino non riconosciuto, come lo Sputnik.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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