Sono stati resi noti dalla ex dipendente Frances Haugen
Li hanno chiamati Facebook Papers, sono i documenti resi noti dalla ex dipendente Frances Haugen, che raccontano nel dettaglio i fallimenti della dirigenza nel contenere la disinformazione e l’incitamento all’odio e alla violenza.
In un primo momento Haugen (abbiamo parlato della sua denuncia qui) aveva dato accesso esclusivo ai documenti ai giornalisti del Wall Street Journal, salvo poi consegnarli anche ad altre testate che hanno deciso di pubblicarli tutti contemporaneamente, come accaduto per i Pandora Papers (leggi qui).
Sono stati i giornali coinvolti nel “consorzio”, che sono in totale 17, ad attribuire ai documenti il titolo di “Facebook Papers”.
Questi file vogliono dimostrare come l’azienda sia impreparata a contrastare la disinformazione fuori dagli Usa e dal resto dei Paesi occidentali che considera più importanti per il suo Business. Ma non solo: sono citate diverse ricerche interne che mostrano come i meccanismi di funzionamento stesso del social siano in realtà funzionali alla diffusione di contenuti inadatti o inappropriati e in molti casi dipendenti e dirigenti mostrano di esserne consapevoli.
Tra le inchieste avviate dal WSJ, una delle più importanti dimostra come FB avesse ricevuto un rapporto sui disagi psicologici provocati sugli adolescenti da Instagram ma non avesse preso nessuna iniziativa per risolvere il problema.
Il New York Times ha rivelato che in India Facebook non aveva abbastanza risorse per gestire i problemi da lui stesso introdotti, come la proliferazione di post contro i musulmani.
The Verge si concentra sull’Etiopia: qui Facebook non ha investito alcuna risorsa per contrastare il diffondersi della disinformazione benché ci siano milioni di utenti e il social venga usato in modo rilevante nella vita pubblica. Stesso discorso vale per l’Afghanistan.
Sul Washington Post si racconta come nei mesi precedenti all’attacco al Congresso americano, ci fossero state delle avvisaglie che il social ignorò, almeno in parte.
Facebook ha contestato e smentito le ricostruzioni fatte dai giornali e molti dei dati contenuti nei documenti resi noti dalla Haugen.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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