Parliamo di artigianato, tessile, moda e pelletteria. Per chi ha visto il divieto cadere a giugno non c’è stata la temutissima corsa ai licenziamenti
Via libera ai licenziamenti. Da oggi qualunque impresa di qualsiasi settore potrà mandare a casa i propri dipendenti, visto che ieri è scaduto, senza alcuna proroga, il periodo transitorio che estendeva il blocco dei licenziamenti alle PMI, all’artigianato e ad alcuni settori particolarmente colpiti dalla pandemia, come il tessile, la moda e la pelletteria.
Il divieto di licenziare, entrato in vigore a febbraio 2020 con lo scoppio della pandemia, era scaduto invece a giugno per tutte le altre imprese dell’edilizia e dell’industria, coinvolgendo circa quattro milioni di lavoratori. E a grande sorpresa non c’è stata quella ghigliottina che in molti temevano. I dati incrociati dell’Osservatorio Bankitalia-Ministero del Lavoro smentiscono le aspettative più catastrofiche, indicando che il numero delle cessazioni è stato “modesto“, fatta eccezione per i precari che non si sono visti rinnovare i contratti in scadenza. In particolare a luglio si sono registrati circa 10 mila licenziamenti, sui valori medi del 2019, mentre ad agosto il numero è risultato estremamente basso, per effetto dell’accelerazione dell’economia e del ricorso alla cassa integrazione.
Il Governo, contestualmente allo sblocco dei licenziamenti, ha infatti confermato ed anzi sollecitato l’uso della Cassa integrazione Covid con decurtazione dei contributi addizionali, al posto dei licenziamenti, fino al 31 dicembre 2021. Possibilità offerta per un massimo di altre 13 settimane alle PMI del terziario, commercio, artigiani, giornalisti e di altre 9 settimane per tessile, abbigliamento, pelletteria.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/CLAUDIO PERI
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