Il sostegno economico fino a mille euro potrà essere richiesto da chi aveva aperto la partita Iva nell’anno solare 2018
L’Agenzia delle Entrate lancia il contributo fino a mille euro per le partite Iva aperte nel 2018 e che hanno iniziato l’attività nel 2019. Il provvedimento, firmato dal direttore Ernesto Maria Ruffini, prevede regole per beneficiare dei fondi a sostegno dei contribuenti colpiti dall’emergenza covid-19.
La finestra per presentare la domanda si è aperta ieri e sarà disponibile per un mese, si chiuderà infatti il 9 dicembre 2021. Il contributo spetta in particolare alle imprese che, pur non avendo registrato nel 2020 un calo del fatturato di almeno il 30 per cento sul 2019, sono in possesso degli altri requisiti indicati all’articolo 1 del Dl Sostegni (n. 41/2021), tra cui il limite dei ricavi non superiori a 10 milioni di euro.
Non solo, il contributo spetta ai titolari di startup che abbiano espletato la procedura di apertura di partita Iva nell’anno solare 2018, che abbiano iniziato l’attività nel 2019 e che risultino registrate nell’elenco delle imprese presso la Camera di Commercio, industria, artigianato e agricoltura.
Invece non possono beneficiare del contributo i soggetti la cui partita Iva risulti non attiva alla data di entrata in vigore del sopracitato decreto, mentre restano esclusi dall’agevolazione gli enti pubblici, gli intermediari finanziari e le società di partecipazione.
La domanda potrà essere presentata solo in modalità elettronica esclusivamente attraverso il servizio web disponibile nell’area riservata del portale “Fatture e Corrispettivi” del sito internet dell’Agenzia delle Entrate, con la possibilità di delegare la pratica anche ad un intermediario.
La somma che si potrà ricevere dipenderà dal rapporto tra il limite complessivo di spesa stabilito per norma e l’ammontare complessivo dei contributi relativi alle istanze accolte.
Inoltre, il richiedente può scegliere se ottenere il valore totale del contributo come accredito sul conto corrente bancario o postale a lui intestato o, in alternativa, come credito d’imposta da utilizzare in compensazione tramite modello F24.
di: Filippo FOLLIERO
FOTO: ANSA/LUCA ZENNARO
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