
La start up di Catanzaro che innova i processi necessari nel Pharma, e non solo
Si aprono nuove frontiere per la chimica farmaceutica, grazie a Katakem: ci raccontano il progetto di questa start up tutta italiana due dei co-fondatori Manuela Oliverio, PhD in Chimica, e Marco Francardi, PhD in Fisica. L’innovativa idea nasce da una considerazione: ad oggi, nel laboratorio di chimica la ricerca viene portata avanti con gli stessi strumenti e le stesse modalità di 200 anni fa. A partire da un confronto sulle problematiche più comuni del settore, Katakem ha così individuato dei bisogni insoddisfatti.
Fra tutti, la mancanza di meccanismi di automazione, già impiegatissimi in altri ambiti, che determina gravi difficoltà nello standardizzare i processi, ma anche nella gestione dei dati e nel trasferimento del know how. Altra problematica: la scalatura di produzione nel passaggio da piccoli volumi di laboratorio a grandi volumi industriali.
Per risolvere queste difficoltà, B4Chem decide di intervenire con uno strumento tecnologico capace di riempire il gap ancora persistente fra la ricerca accademica e la produzione industriale. Un’ambizione che si è concretizzata con l’invenzione di OnePot.
OnePot è un innovativo reattore completamente automatizzato che rende fruibili anche nel mondo della chimica vantaggi competitivi come big data e intelligenza artificiale. Questa tecnologia registra reazioni e processi e li replica in modo automatizzato e standardizzato. È sufficiente inserire la propria formula nel suo database per avviare una produzione in serie che porta i volumi industriali in un ambito ancora molto manuale come quello dei laboratori di chimica.
Un aspetto dalla portata potenzialmente rivoluzionaria, il cui impatto innovativo viene paragonato dai suoi stessi creatori a quello avuto dal microchip nel mondo dei personal computer. Al centro di questo meccanismo c’è lo Spot, il cervello operativo di OnePot e protagonista del brevetto già depositato. Attraverso questa “semplice bacchetta”, è quindi possibile controllare l’intero volume di reazione senza dover interrompere un processo chimico e avvalendosi dell’automatizzazione. Il risultato? Niente sprechi, né perdite di tempo né errori umani.
La prima rivoluzione di OnePot: rendere modulare la produzione dei laboratori. Il meccanismo opera su volumi discreti, medio-piccoli a livello industriale, ma moltiplicabili con l’impiego in parallelo di più reattori. Altro vantaggio: l’uso di macchinari maneggevoli permette di dislocare la produzione senza mettere a rischio la qualità o la standardizzazione dei risultati. Un elemento importantissimo come ci ha dimostrato, ad esempio, lo sforzo richiesto per il trasporto vaccini, con il mantenimento della catena del freddo per lunghe tratte. Uno strumento come OnePot avrebbe invece permesso una produzione in loco.
Infine, la sostenibilità. Specialmente in un settore come quello della produzione industriale in cui spesso si incontrano impianti obsoleti, OnePot permette di recuperare elementi come gli ausiliari della chimica, implementando di fatto un’economia circolare e un abbattimento del 100% delle emissioni atmosferiche, oltre che della richiesta di materie prime.
In quanto a ispirazione, la Katakem guarda direttamente al modello Olivetti. Innanzitutto incentrando la propria attività sul progresso e dunque sull’investimento in tecnologie migliorative dalle molteplici applicazioni. OnePot può infatti avere un impatto rilevantissimo: decuplicando gli esperimenti realizzabili, permette ad esempio di accelerare la scoperta di nuove molecole, quindi nuovi farmaci, o magari di nuovi materiali in sostituzione delle plastiche.
La Olivetti è poi un’ispirazione anche in termini sociali. Basti pensare al polo tecnologico di attrattiva mondiale che lo storico brand ha realizzato ad Ivrea, riconvertendo di fatto un’intera area industriale. Seguendo questa scia, la Katakem ha aperto la sua sede operativa in Calabria, con l’ambizione di creare nuove opportunità di lavoro nel territorio.
La tecnologia OnePot si rivolge agli operatori della chimica nel settore accademico e industriale, guardando a PMI, grandi aziende e start up. Permettendo esperimenti ridotti su piccoli lotti, abbatte i costi degli investimenti iniziali e permette di testare il mercato prima di pensare a una produzione più ampia. Oggi questa tecnologia si rivolge in primo luogo al settore Pharma, ma anche al biotech, alla nutraceutica e alla cosmetica.
Attualmente, la start up è uscita sul mercato con i primi due modelli di OnePot da uno e cinque litri. In futuro, si passerà a modelli da 30 e 100 litri, in modo da sostituire i macro silos con impianti di produzione più snelli e in loco, facili da trasportare.
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