
Scarsi investimenti nell’istruzione e nella prima infanzia hanno portato ad un crisi educativa e disuguaglianze economiche
L’arrivo della pandemia ha acuito la crisi educativa e le diseguaglianze economiche, sociali e geografiche in cui vivono i minori. E’ il quadro che emerge dalla XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia 2021 Il futuro è già qui di Save The Children. Il rapporto dell’organizzazione arriva a pochi giorni dalla giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza, si spinge a denunciare in Italia un rischio di estinzione per l’infanzia e chiede un urgente un cambio di rotta a partire dal Pnrr.
La povertà assoluta ha visto una crescita continua negli ultimi 15 anni ed ha registrato una lieve frenata solo nel 2019 con l’entrata in vigore del reddito di cittadinanza. Poi, nel 2020, con l’arrivo della crisi innescata dalla pandemia, la corsa della povertà assoluta è ripresa e su una platea di tre milioni di individui beneficiari del reddito di cittadinanza, 753mila sono minorenni che fanno parte di famiglie che percepiscono il sussidio.
L’eredità, sottolinea Save The Children, è che la percentuale degli Early School Leavers, cioè ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione, raggiunge il 13,1% (la media europea è del 9,9%).
I Neet, giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione sono al 23,3% (media europea 13,7%). Anche l’ambiente in cui vivono è piuttosto compromesso: più di un minore su cinque in Italia (il 21,3% del totale) abita in città inquinate, in un Paese dove vi sono oltre 4 autovetture in circolazione per ogni minore.
di: Filippo FOLLIERO
FOTO: ANSA/SAVE THE CHILDREN
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