Introdotto per la prima volta nel 2012, fornisce al governo dei poteri speciali
Uno strumento nato con l’obiettivo di salvaguardare gli assetti delle imprese operanti in determinati ambiti strategici e di particolare interesse nazionale, oltre che fornire ai governi che si sono succeduti nel tempo poteri speciali per dettare specifiche condizioni all’acquisto di partecipazioni, porre veti o imporre determinate delibere societari per alcuni settori delimitati.
Il golden power, ovvero questa sorta di scudo che il governo può usare quando lo ritenga necessario, fu introdotto la prima volta nel 2012 (leggi qui per approfondire) superando di fatto nel nostro Paese lo strumento della cosiddetta golden share che nel 2009 fu oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea. Quest’ultima ritenne che il sistema italiano avesse violato la libera circolazione di capitali pur riconoscendo “legittimo e difendibile” il fine di salvaguardare gli interessi vitali dello Stato.
Con il passaggio al golden power, nel 2012, si passa dunque dalle partecipazioni azionarie munite di prerogative speciali ad un potere di intervento dello Stato su specifiche operazioni in settori strategici.
Nel 2019 sono state introdotte alcune modifiche che allargano l’esercizio dei poteri speciali anche alle reti di telecomunicazione elettronica a banda larga con tecnologia 5G. Società come Tim, quindi nel settore delle telecomunicazioni con gestione della rete, hanno quindi dovuto adeguare la propria organizzazione interna alle regole del golden power prevedendo specifici presidi a tutela degli interessi strategici nazionali.
L’anno dopo c’è stato un nuovo rafforzamento del golden power con un’ulteriore estensione a nuovi settori. La legge di conversione del cosiddetto “decreto liquidità” ha infatti esteso il controllo dai settori tradizionali delle infrastrutture critiche e della difesa a molti altri come quello finanziario, creditizio, assicurativo, energia, acqua, trasporti, salute, sicurezza alimentare, intelligenza artificiale, robotica, semiconduttori, cybersecurity.
di: Filippo FOLLIERO
FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI
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