
La smart farm acquaponica per l’agricoltura 4.0
«Produrre cibo senza sfruttare ulteriormente le risorse della terra». È con questo claim che la Agri Island Srl, start up romana, lancia la sua sfida alla coltivazione sostenibile. Tanti i progetti in atto e quelli in cantiere: li racconta ai nostri microfoni il CEO e co-founder Giordano Ferrari.
La sostenibilità è un problema sempre più impellente. La soluzione proposta da Agri Island è un giusto connubio fra recupero della tradizione e innovazione tecnologica. La start up romana punta a rivoluzionare l’agricoltura sfruttando l’acquaponica: una metodologia di coltivazione già impiegata dai Babilonesi e tornata in auge grazie a una serie di progetti di ricerca commissionati dalla Nasa. Riprendendo questa antica tecnica, Agri Island ha elaborato un sistema per industrializzare i processi di coltivazione attraverso sofisticate tecnologie. Solo nell’ultimo anno, l’impresa ha depositato quattro domande di brevetto, oltre ad altrettante privative industriali.
L’acquaponica è un sistema misto che richiede la costruzione di un piccolo ecosistema. All’interno di questo mondo si sfruttano i processi biologici di pesci, batteri e piante per ricostruire un ciclo totalmente naturale che non richiede agenti chimici, a differenza di altri sistemi di coltura come l’idroponica e l’aeroponica. Il meccanismo automatizzato elaborato da Agri Island permette di mantenere tutti gli organismi nel loro habitat ideale. Temperatura, pH, luce, umidità: ogni fattore ambientale è monitorato costantemente e permette a pesci e piante di esprimere il loro metabolismo secondario in maniera più performante.
A beneficiarne è quindi innanzitutto la qualità dei cibi prodotti, ricchissimi in polifenoli e antiossidanti. L’industrializzazione di questo processo inoltre permette di ridurre del 90% l’utilizzo dell’acqua. Un valore aggiunto determinante, considerando che il 70% dell’utilizzo mondiale di acqua va in agricoltura. Anche in questo caso, agenti chimici e pesticidi sono sostituiti dai naturali meccanismi di regolazione della natura. Ad esempio, attraverso l’impiego di bivalvi, molluschi di acqua dolce in grado di filtrare fino a 40 litri d’acqua al giorno.
A contribuire a un bilancio positivo della propria foodprint anche lo sviluppo in termini di biodiversità. Agri Island ha realizzato a Tarquinia un impianto di ricerca e sviluppo di 400 metri quadri; una superficie che, su terra, equivarrebbe a circa 5 mila metri quadri di coltivazione tradizionale. Qui hanno piantato oltre 70 specie diverse di piante: oltre al risparmio di acqua e suolo, l’acquaponica meccanizzata è in grado di integrare i diversi sistemi biologici in modo performante e sostenibile.
A sostenere questo progetto, apparentemente semplice, ci sono anni di ricerche, partnership con enti di formazione (fra tutti, l’Università di Tor Vergata) e studi spin-off sui sistemi di intelligenza artificiale. Tutto questo ha contribuito a costruire un sistema ad equilibrio alto, nel quale ogni singolo parametro viene regolato grazie a una gestione meccanizzata da remoto.
A chi si rivolge questo business? Agri Island parla agli imprenditori agricoli che vogliano realizzare farm produttive ad altissimo impatto tecnologico. La start up progetta insieme ai suoi clienti dei sistemi completamente automatizzati, orientati alla sostenibilità ambientale ma non solo. In questo progetto, infatti, è forte anche la vocazione sociale.
Fin da subito, Agri Island ha investito in progetti di varia natura in tal senso. Basti pensare all’impianto di acquaponica costruito insieme all’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo in Costa d’Avorio. Qui, la smart farm assicurerà vegetali freschi e proteine di alta gamma, oltre ad agire come depuratore per le acque.
Agri Island sta esportando questo modello nel mondo anche in ambito urbano. Fra i progetti in atto, la realizzazione di impianti acquaponici nei tunnel abbandonati della metro di Tokio. Seguendo il concept del recupero degli spazi, a Roma la start up sta lavorando alla riqualificazione dei tetti, costruendo piccole farm per sfruttare tutto lo spazio scoperto – oltre 35 ettari di superficie nella sola Capitale.
Uno staff giovane, capace di concretizzare idee sostenibili sfruttando la ricerca e lo sviluppo tecnologico. In futuro, attraverso la partecipata Agrired, questo entusiasta team porterà a Tarquinia l’impianto di agricoltura industriale più grande d’Europa, estendendosi dapprima su 9 mila metri quadrati e raggiungendo, entro la fine del 2022, i 20 mila metri quadrati.
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