Dall’Autorizzazione Elettronica di Viaggio all’Open Visa: ecco le pratiche da fare prima di trasferirsi
Un’economia solida, diverse opportunità di lavoro e chilometri di natura incontaminata. Questi sono solo alcuni degli aspetti che rendono il Canada una terra così affascinante per chi vuole tuffarsi in un’esperienza personale o professionale all’estero.
Parlando di lavoro, va evidenziato come il Canada abbia retto bene all’urto del Covid: il tasso di disoccupazione è indubbiamente cresciuto di qualche punto dopo la pandemia ma ad ottobre 2021 era fermo al 6,7%. Nello stesso periodo di riferimento il salario minimo si attestava sui 14,35 dollari canadesi orari, con una retribuzione media oraria di 31,03 cad.
Nel Paese sono quindi generalmente garantite ottime condizioni lavorative, alle quali corrispondono uno stile di vita dall’alto tenore, una pressione fiscale modesta e un sistema previdenziale molto vantaggioso. Ecco perché sempre più persone aspirano non solo ad avviare la propria carriera in Canada, ma anche a trascorrere qui gli ultimi anni della pensione.
Innanzitutto, è necessario dotarsi della documentazione necessaria per accedere al Paese per la prima volta. Oltre a passaporto e carta d’identità, è necessario ottenere l’Autorizzazione Elettronica di Viaggio (eTA), vale a dire un visto turistico elettronico che consente di soggiornare in Canada per 180 giorni complessivi, nell’arco di 6 mesi di validità. L’eTA è richiedibile attraverso l’apposito modulo (qui il documento in italiano) dietro il pagamento di 7 dollari canadesi, e solitamente viene autorizzato in pochi minuti e inoltrato via email.
Per trasferirsi nel Paese bisogna poi essere in possesso di un visto lavorativo: è importante per questo motivo mettersi alla ricerca del lavoro prima di arrivare in Canada. Esistono varie tipologie di visti: il Temporary Worker Visa per chi ha già un progetto preciso di lavoro, lo Skilled Worker Visa per chi svolge un lavoro qualificato, l’Open Visa per chi intende prestare i propri servizi lavorativi presso più datori di lavoro.
Ad ogni modo, è possibile trovare un importante punto di riferimento nell’Employment and Social Development Canada (Esdc) o nelle agenzie di reclutamento privato che favoriscono l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Per chi appartiene alla fascia 18-35 c’è poi il Working Holiday Visa Canada: un programma canadese che permette ai giovani di studiare e lavorare nel Paese per 6 mesi.
Il Canada offre ottime posizioni lavorative per i settori altamente specializzati: parliamo quindi di informatici e professionisti dell’IT, ingegneri, settore aerospaziale, farmaceutica e telecomunicazioni. Non mancano opportunità anche nel settore dei servizi: ristorazione, turismo, ma anche autisti e addetti alle vendite.
Come in tutti i Paesi anglosassoni, anche qui è frequentissima la sottoscrizione di assicurazioni private per coprire gli alti costi delle spese mediche non incluse dal servizio nazionale canadese.
Una volta arrivati in Canada con un lavoro stabile, i cittadini italiani possono poi puntare al permesso di residenza permanente del Paese, ottenibile solo da chi soddisfa requisiti culturali (legati al livello scolastico), anagrafici (età) e linguistici (ricordiamo che oltre all’inglese è diffusissimo il francese, in particolar modo nel Québec e nell’Ontario settentrionale). Questo permesso conferisce tutti i diritti legati alla cittadinanza, che però viene pienamente concessa solo dopo tre anni consecutivi trascorsi sul territorio canadese.
di: Marianna MANCINI
FOTO: PIXABAY
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