Secondo la ricerca il lavoro da casa o ibrido aumenterebbe anche le prestazioni della forza lavoro
Dopo essere stato a lungo oggetto di critiche e discussioni, lo smart working è sempre più riconosciuto come un incentivo alla produzione e all’efficienza. A confermarlo oggi è anche una nuova ricerca di PwC che, con il suo report Future of work and skills raccoglie le opinioni di manager e responsabili delle risorse umane. Il responso è estremamente positivo: negli ultimi 12 mesi il 57% delle aziende ha superato i suoi obiettivi su produttività e prestazioni della forza lavoro.
L’ampia ricerca tira le somme a partire da una platea di circa quattromila intervistati, provenienti da 26 Paesi e 28 diversi settori industriali. Solo il 4% degli intervistati ha rilevato, nello stesso periodo, un livello di prestazioni decisamente inferiore alle aspettative.
Un altro dato di analisi interessante che emerge dalla ricerca indica però come la pianificazione organizzativa sia fondamentale affinché lo smart working sia davvero efficace. Il primo rischio paventato dalle aziende è che a distanza sia più difficile stringere un rapporto di fiducia fra dipendenti e supervisori: il 31% delle aziende teme infatti che lo smart working possa innalzare delle barriere in questo senso, piuttosto che abbatterle.
Dall’altro lato, urge una riflessione anche dal lato dei lavoratori: nel 74% dei casi gli intervistati ritengono possibile che il carico di lavoro non sia adeguato rispetto tempo a disposizione, con conseguenti turni prolungati oltre l’orario di lavoro e dunque l’inevitabile burnout del dipendente.
Insomma: lo smart working e le forme ibride sono destinati a cambiare il futuro del lavoro. Una consapevolezza ormai interiorizzata anche dal pubblico, che ha da poco rilasciato delle linee guida per il lavoro da remoto nella Pubblica Amministrazione (ne abbiamo parlato qui).
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA
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