Dei nuovi rapporti di lavoro siglati nel primo semestre del 2021, appena il 38% è indeterminato
Gli strascichi della pandemia sul mercato del lavoro hanno accentuato il fenomeno della precarietà e della discontinuità occupazionale, specialmente per le donne. A confermarlo ancora una volta è l’Inapp – Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche che ha aggiornato l’edizione 2021 del Gender Policies Report.
Qui si evidenzia come solo il 14% dei nuovi contratti sia a tempo indeterminato; anche in caso di stabilizzazione da altri contratti, la percentuale dell’indeterminato è appena il 38%. Per quanto riguarda il gap fra donne e uomini, quasi la metà dei contratti femminili sono a tempo parziale (49,6%), contro il 26,6% degli uomini.
L’aumento delle disuguaglianze di genere è cresciuto durante la pandemia, anche perché le donne si sono spesse trovate “di fronte al bivio di scegliere tra lavoro e famiglia“, ma poggia su un “dato strutturale dell’occupazione che vede al 67,8% il tasso di occupazione degli uomini e al 49,5% quello delle donne“, come ha spiegato il presidente dell’Inapp Sebastiano Fadda.
Danno forza a questa tesi altri dati sull’occupazione emersi dal report; si pensi ad esempio al fatto che nel primo semestre del 2021 i nuovi contratti attivati sono stati più di tre milioni; fra questi, riguardava le donne il 39,6% del totale. Un dato distribuito equamente anche a livello geografico, con una forbice che parte sotto la soglia del 40% in Abruzzo, Calabria, Lazio, Lombardia, Molise e Puglia e cresce nelle altre Regioni, fino a toccare il massimo del 46,6% in Trentino-Alto Adige.
A tal proposito è interessante notare come nelle Regioni del Sud le nuove assunzioni non superino mediamente quota 80mila, ma abbiano comunque un’incidenza dei contratti a tempo indeterminato superiore alla media nazionale.
Meno assunzioni, ma più stabili: questo il trend del Meridione. Ne sono un caso esemplare la Campania, dove le assunzioni nel semestre di riferimento sono state 75mila, di cui il 21,4% a tempo indeterminato, e la Calabria, che a fronte di appena 20mila contratti ha registrato una quota di indeterminati del 18%.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA
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