L’imprenditore aveva 83 anni ed era stato al centro del “crac del secolo” con la sua multinazionale del latte
L’ex patron della Parmalat si è spento a 83 anni. L’imprenditore Calisto Tanzi era stato protagonista del crac del gruppo nel 2003, per il quale aveva scontato condanne per aggiotaggio e bancarotta fraudolenta. Era stato anche a capo del Parma Calcio che, proprio sotto la sua guida, ha vinto 8 trofei, fra i quali anche la Coppa delle Coppe a Wembley (1993).
Tanzi era finito al centro dello scandalo Parmalat il 27 dicembre del 2003, quando il Tribunale fallimentare di Parma aveva accertato l’insolvenza della multinazionale del latte per un buco successivamente quantificato sui 14 miliardi di euro. Un episodio dalle dimensioni colossali che venne definito il “crac del secolo”.
Fin dai primi anni ’60, Tanzi si era dimostrato una delle figure più rilevanti nel mondo dell’imprenditoria italiana combinando un approccio locale e una visione internazionale. La Parmalat era stata fondata dal nonno e Tanzi l’aveva rilevata ancora giovanissimo dal padre Melchiorre, gravemente malato.
Fra le sue mosse vincenti che hanno portato all’ascesa di Parmalat anche l’accordo storico con Tetrapack e una serie di sponsorizzazioni che avevano reso celebre il marchio, dalla Formula 1 allo sci. Sono stati protagonisti di queste operazioni di promozione del brand i piloti Niki Lauda e Nelson Piquet, ma anche la scuderia Braham e gli sciatori Gustav Thöni e Ingemar Stenmark.
Dopo il successo, il travagliato iter giudiziario per il crac della sua Parmalat, cominciato nel 2008 con una condanna da parte del Tribunale di Milano a 10 anni di reclusione per aggiotaggio, confermata due anni dopo dalla Corte d’appello meneghina e in seguito ridotta dalla Cassazione a 8 anni e un mese per prescrizione del reato. Due anni dopo l’arresto, Tanzi è stato poi trasferito ai domiciliari in ospedale per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute.
Nel 2010 era arrivata anche la condanna del Tribunale di Parma a 18 anni per bancarotta fraudolenta. Anche in questo caso, la Cassazione aveva confermato la sentenza nel 2014, concedendogli una lieve riduzione di pena per la prescrizione del reato di associazione per delinquere (la condanna definitiva per questo processo è stata comminata a 17 anni e cinque mesi).
Un’altra condanna era poi giunta nel 2011, questa volta per le vicende di Parmatour. Per il crac di questa holding del gruppo il Tribunale di Parma lo aveva condannato a 9 anni e due mesi.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/ STRINGER / COC
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