L’obiettivo è promuovere l’inclusione finanziaria in un’economia ancora molto legata all’utilizzo del contante. Ma non è l’unico Paese
Il Messico avrà la sua crypto di Stato entro il 2024. A prospettarlo è la Banca centrale che per mezzo di un comunicato su Twitter ha sottolineato come il rilascio di una CBDC (acronimo di central bank digital currency) possa migliorare il processo d’inclusione finanziaria in un’economia ancora molto legata all’utilizzo del contante.
La decisione delle autorità di Città del Messico giunge al termine di un anno nel quale i principali crypto asset hanno guadagnato una grande popolarità, elemento che ha trainato la capitalizzazione del mercato delle criptovalute sopra i tre trilioni di dollari.
Già ad inizio dicembre la governatrice della banca centrale messicana, Victoria Rodriguez Ceja, aveva già lasciato intendere che questo tema sarebbe stato tra le priorità per il 2022, senza però fornire ulteriori dettagli.
Lo sviluppo della CBDC messicana avverrà in più fasi e sembra che la Banca del Messico sia già in contatto con i principali istituti di credito della nazione per concordare le linee guida da rispettare al fine di mettere a punto un’infrastruttura per le transazioni base.
Il Messico però non è l’unico Paese a muoversi in questa direzione. In Asia si guarda principalmente alla Cina e al suo progetto per lo yuan digitale ma anche le autorità di Vietnam, Indonesia, India e Thailandia starebbero considerando l’introduzione di una crypto di Stato al fine di limitare l’uso delle comuni valute digitali, la cui regolamentazione è ancora oggetto di forti dibattiti in questi Paesi.
In Europa la BCE sta lavorando per offrire l’euro digitale ai residenti dei 18 Paesi dell’Eurozona entro i prossimi cinque anni ed anche nella vicina Russia la banca centrale ha raccomandato al governo l’adozione di una versione digitale del rublo.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: EPA/JEROME FAVRE
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