
Si tratta dell’area in cui Pechino è accusata di violazioni dei diritti umani degli uiguri. Musk sfida l’ira della Casa Bianca e degli attivisti di tutto il mondo
E’ di nuovo bufera su Elon Musk e questa volta non per un suo tweet. Al centro della polemica c’è l’apertura di uno showroom Tesla in Cina a Urumqi, la capitale dello Xinjiang, l’area in cui Pechino è accusata di violazioni dei diritti umani degli uiguri.
Gli attivisti americani e il Council on American-Islamic Relations chiedono al miliardario-visionario di chiudere lo showroom: secondo loro non farlo vuol dire “sostenere economicamente il genocidio“. «Nessuna azienda americana dovrebbe fare affari in un’area dove è in corso una campagna di genocidio religioso e di una minoranza etnica», afferma di direttore della comunicazione del Council on American-Islamic Relations, Ibrahim Hooper.
Proprio nelle scorse settimane il presidente americano Joe Biden ha firmato un provvedimento bipartisan che vieta l’import di prodotti dallo Xinjiang a meno che le aziende non siano in grado di dimostrare che i materiali usati non sono frutto di lavoro forzato.
Le grandi multinazionali si ritrovano da tempo al centro del contendere tra Cina e America sul tema delle violazioni dei diritti del popolo degli uiguri nello Xinjiang. Da queste forche caudine sono passati già H&M che in Cina lo scorso luglio ha perso il 23% del mercato per un boicottaggio dei cinesi legato al suo rifiuto di importare cotone dallo Xinjiang, ma anche Walmart, definita “stupida e miope” dal governo cinese per aver eliminato dai suoi negozi prodotti made in Xinjiang.
Musk ora si trova tra l’incudine ed il martello. Ha detto più volte che crede che la Cina sarà il suo mercato più importante in futuro. Tesla ha già 30 punti vendita tra Cina continentale, Hong Kong e Macau. Delle 930 mila auto prodotte in tutto il mondo nel 2021 si calcola che metà siano state sfornate proprio a Shanghai. Musk è poi un imprenditore molto ammirato in Cina e lui stesso ha elogiato Pechino per la gestione dei gas serra e per l’incentivazione all’economia.
Cosa fare ora? Obbedire al monito di Washington e abbandonare quello che ha sempre detto essere il mercato più promettente al mondo per le sue auto elettriche o andare avanti? Da una parte rinuncerebbe ad un progetto macinata soldi, dall’altra invece rischierebbe le ire dell’Occidente e del mondo islamico, uniti nel condannare la repressione del popolo degli uiguri nello Xinjiang.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: EPA/Patrick Pleul / POOL
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