Il presidente Galateri di Genola difende la società: “siamo rigorosi e corretti. Profondo rammarico”
Francesco Gaetano Caltagirone si è dimesso dal Cda di Generali di cui è anche vice presidente vicario e secondo azionista all’8,04%.
Ha motivato la decisione richiamando un quadro nel quale la sua persona sarebbe “palesemente osteggiata, impedita dal dare il proprio contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato“. Lo afferma la compagnia assicurativa in una nota spiegando che Caltagirone fa riferimento alle modalità di lavoro del Consiglio di Amministrazione e in particolare: alla presentazione e approvazione del piano strategico; alla procedura per la una lista da parte del Consiglio; alle modalità di applicazione delle norme sulle informazioni privilegiate; ai rapporti con i media.
Gabriele Galateri di Genola difende l’operato della società. «Esprimo vivo rammarico e sorpresa per la decisione assunta dal cav. Caltagirone – ha detto. – Le motivazioni addotte non possono che essere categoricamente respinte avendo la società sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, anche relativamente ai lavori per la presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio, di cui ha costantemente informato le autorità di vigilanza. Ai suddetti principi ci si è attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione».
La mossa si inserisce in un periodo di fibrillazione per la governance della compagnia. A pochi mesi dal rinnovo del CdA all’interno della compagine azionaria da una parte c’è Mediobanca, primo azionista al 17,2% e dall’altra ci sono i soci privati Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt che hanno riunito partecipazioni in un patto di sindacato. Con gli acquisti fatti sinora la formazione è arrivata oltre il 16%. Nel mirino c’è per l’appunto il nuovo vertice della compagnia e, soprattutto, la figura del ceo Philippe Donnet che i pattisti contestano duramente, ma che Mediobanca difende.
La questione che vede protagonisti il Leone di Trieste e Mediobanca, anche nei suoi sviluppi, resta all’attenzione della Consob, in quanto Autorità italiana per la vigilanza dei mercati finanziari. Lo si apprende da fonti finanziarie che ribadiscono che la vicenda è all’attenzione da mesi.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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