Da settembre a dicembre i tassi sono stati tagliati di 500 punti base, nonostante il picco dell’inflazione. Ora la lira si rafforza leggermente contro il dollaro, ma la strada è tutta in salita
La Banca centrale turca lascia i tassi invariati. Come da attese, l’istituto di Ankara ha messo per il momento in pausa il suo ciclo di allentamento monetario che da settembre a dicembre ha portato a un taglio cumulato dei tassi di 500 punti base, lasciando il suo tasso d’interesse di riferimento fermo al 14%.
La politica monetaria espansiva era partita su pressione del presidente Recep Tayyip Erdogan, nonostante l’inflazione domestica stesse correndo su livelli proibitivi: lo scorso mese è balzata ufficialmente al 36,08% su base annua, ai massimi da settembre 2002, e il disavanzo pubblico ha toccato un valore record di 145,7 miliardi di lire.
Ma la banca centrale non poteva fare altrimenti, visto il regime dittatoriale imposto da Erdogan che ha licenziato gli ultimi tre governatori della banca centrale per aver aumentato i tassi per domare l’inflazione e ha intensificato le richieste di prestiti più economici per stimolare la crescita economica. L’ultima testa tagliata è stata quella del ministro delle Finanze Lutfi Elvan, cacciato a poco più di 12 mesi dalla sua nomina (guarda qui).
Dopo la decisione di oggi di lasciare tutto invariato la lira ha ripreso vigore, rafforzandosi leggermente contro il dollaro, ma la strada è tutta in salita. «Dopo il balzo dell’inflazione e il crollo della lira una decisione razionale avrebbe dovuto essere un aumento dei tassi», ha commentato Piotr Matys, analista di InTouch Capital Markets.
di: Maria Lucia PANUCCI
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