Gli operatori del settore chiedono un incontro urgente con Draghi per individuare le strategie adatte per la transizione ecologica e industriale della mobilità del futuro
Senza il giusto coordinamento e senza ulteriori interventi governativi lo stop entro il 2025 alla vendita di auto con motori diesel e benzina, deciso dall’Ue, può mettere a rischio 73 mila posti di lavoro in Italia, di cui 63 mila nel periodo 2025-2030. A lanciare l’allarme è Federmeccanica che, assieme a Fim, Fiom e Uilm, chiede di poter incontrare il premier Mario Draghi per affrontare “un’emergenza che oscilla pericolosamente tra grandi opportunità e gravi rischi, con l’obiettivo di salvaguardare e promuovere l’occupazione e la presenza industriale“.
L’obiettivo è individuare le azioni strategiche da compiere per la transizione ecologica e industriale della mobilità del futuro, esattamente come stanno facendo già Francia e Germania.
Il settore auto ha visto una produzione più che dimezzata dagli 1,8 milioni di veicoli del 1997 a 700 mila nel 2021 ma nonostante questo resta il cuore pulsante della nostra industria, come sottolineano Federmeccanica ed i sindacati di settore. Il fatturato di tale settore chiave continua, infatti, a rappresentare il 5,6% del Pil nazionale, pari a 93 miliardi di euro. E nel solo comparto della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi operano oltre duemila imprese e 180 mila lavoratori e si realizza il 7% delle esportazioni metalmeccaniche nazionali per un valore di 31 miliardi di euro.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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