Molti i fattori che pesano sulle attività dei lavoratori autonomi: la pandemia, il calo dei consumi, la svalutazione culturale e il caro energia
La pandemia ha avuto effetti importanti sul numero delle partite Iva. A rivelarlo è la Cgia.
Molte attività, infatti, hanno subito le limitazioni alla mobilità dovute all’emergenza, il calo dei consumi, le tasse e l’impennata del costo degli affitti, oltre al recente caro energia, venendo costrette a chiudere. Ancora, le politiche commerciali della grande distribuzione organizzata e il boom delle vendite online non hanno lasciato scampo ad artigiani e piccoli commercianti.
Negli ultimi due anni il mondo dei microimprenditori ha perso 321 mila lavoratori: da 5.194.000 nel febbraio 2020 a 4.873.000 nel dicembre 2021 (-6,2%). Il fenomeno, tuttavia, avrebbe avuto inizio prima della pandemia. Il picco si era segnato nel giugno del 2016 con 5.428.000 microimprenditori, prima di un tendenziale declino.
Secondo la Cgia il trend ora potrebbe essere invertito solo con un abbassamento delle tasse e il rilancio dei consumi.
Al contrario, la pandemia ha favorito il contesto dei lavoratori dipendenti: nello stesso periodo di tempo, infatti, la platea è aumentata di 34 mila unità (+0,2%), sebbene le persone con un contratto a tempo indeterminato siano diminuite di 98 mila unità (-0,6%), a favore di quelle con un rapporto di lavoro a termine, cresciute di 133 mila (+4,5%). La Cgia rileva che va comunque segnalato che la contrazione del numero dei lavoratori autonomi inizia ben prima dall’avvento del Covid.
Secondo la Cgia, inoltre, sarebbe necessaria una rivalutazione culturale dell’artigianato, parzialmente già trattata con le riforme della scuola ma non sufficiente. Le professioni del saper fare avrebbero bisogno di ricevere un nuovo valore sociale e un giusto riconoscimento economico.
Il rovescio della medaglia, rileva la Cgia, tuttavia, vedrebbe disponibili molti posti di lavoro come autisti di mezzi pesanti, addetti alle macchine a controllo numerico, tornitori, fresatori, verniciatori e battilamiera, a causa di una scarsità d’offerta. Il fenomeno riguarderebbe, al netto dei lavoratori stranieri, anche il settore delle costruzioni per le figure di conduttori di macchine per il movimento terra, carpentieri, cappottisti, posatori e lattonieri.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/EPA/SERGEY DOLZHENKO
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