Il consiglio del docente di Economia monetaria Di Giogio è di diversificare i propri depositi bancari in liquidità, obbligazioni e fondi d’investimento
La crescita inflazionistica che sta caratterizzando l’intera Eurozona sta mettendo a dura prova il potere d’acquisto delle famiglie sui consumi correnti. Come ha evidenziato il direttore del Centro Arcelli per gli studi monetari e finanziari della Luiss Giorgio Di Giorgio, però, il problema riguarda anche risparmi dei contribuenti.
La soluzione indicata dal professore di Economia monetaria? Diversificare i propri risparmi. Vediamo meglio come.
In un’intervista all’Agi Di Giorgio spiega come in condizioni di inflazione dal tasso ridotto non ci sia alcun problema nel conservare i propri risparmi anche in forma liquida, nei proprio deposito bancario. Quando però ci si trova nel bel mezzo di una spinta inflazionistica «il potere d’acquisto delle somme a disposizione lentamente nel tempo scende».
In termini di potere reale, gli effetti dell’attuale tasso di inflazione su un conto corrente medio, compreso tra i 60mila e i 100mila euro, sono “una perdita del potere d’acquisto di circa il 5% all’anno“. Questo, supponendo un livello inflazionistico costante e fisso al 5%: dunque una “preoccupazione” da escludere ma di cui tenere conto per non perdere potere d’acquisto sui propri depositi di liquidità.
A questo punto è importante che le famiglie provvedano a diversificare l’allocazione dei propri risparmi, puntando innanzitutto “su strumenti sicuri“, anche se “caratterizzati da rendimenti non particolarmente attraenti“. È possibile quindi riflettere sull’acquisto di quote di fondi d’investimento o di altre obbligazioni o azioni che presentino la “giusta combinazione di rischio e rendimento“.
Come spiega l’economista, il suggerimento di diversificare i propri depositi è valido ogni volta che “la ricchezza finanziaria delle famiglie supera quell’ammontare di cuscinetto di liquidità che ci garantisce un minimo di tranquillità” per far fronte a spese impreviste, un importo che Di Giorgio quantifica sui 10mila-15mila euro per una famiglia normale.
La scelta migliore, quindi, è di “redistribuire la ricchezza mantenendo magari un 15-20% sotto forma liquida“, un “30% investito in obbligazioni, di cui magari un pezzo a breve termine e un pezzo a lungo, e un altro 40-50% da dividere tra fondi d’investimento o prodotti assicurativi“.
Di Giorgio ricorda comunque che “non bisogna drammatizzare“. La crescita del tasso inflazionistico, comunque attorno al 4,5/5%, è infatti strettamente connessa a condizioni congiunturali che dunque potrebbero risolversi fisiologicamente “nell’arco di 6-12 mesi“: anche qui abbiamo visto come le previsioni per l’Eurozona indichino un tasso attorno al 2% per il 2023.
di: Marianna MANCINI
FOTO: PIXABAY
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