Le autorità Ue chiedono da molti anni all’Italia di liberalizzare il settore degli stabilimenti balneari attraverso la direttiva Bolkestein, cioè mettendo a gara pubblica le concessioni
Lunedì alla Camera è prevista la discussione sulle concessioni balneari. Un tema che sta facendo infiammare i diversi schieramenti politici.
L’Europa chiede da molti anni all’Italia di liberalizzare il settore degli stabilimenti balneari attraverso la direttiva Bolkestein, cioè mettendo a gara pubblica le concessioni, che al momento vengono affidate tramite un canone d’affitto.
Ma il sistema delle concessioni balneari italiane è da tempo nel mirino delle autorità Ue: nel 2016, al termine di una prima procedura di infrazione, la Corte di Giustizia ha condannato l’Italia per il mancato rispetto delle norme europee sul mercato unico e la concorrenza. Il 3 dicembre 2020 la Commissione ha poi avviato un’altra procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia: gli Stati membri, ricordava l’esecutivo Ue, hanno “l’obbligo” di assicurare che le concessioni limitate numericamente a causa del carattere finito delle risorse naturali, come appunto gli arenili, siano date per “un periodo limitato” e sulla base di una “procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri trasparenti, non discriminatori e oggettivi”.
Qualche giorno fa il Commissario europeo all’Economia ha dichiarato: «non è che occorra rivedere molte norme. La soluzione che la Commissione indica da tempo è abbastanza semplice: riassegnare tramite gare le concessioni esistenti, facendolo in maniera da tenere conto degli investimenti fatti finora».
Alcuni parlamentari abruzzesi della Lega, però, non sono d’accordo. Alberto Bagnai, Giuseppe Bellachioma, Luigi D’Eramo e Antonio Zennaro si sono schierati in difesa dei balneatori dell’Abruzzo e hanno attaccato attaccano l’eurocommissario Gentiloni: «per lui – affermano – la soluzione alle concessioni balneari è semplice: riassegnare le gare con le attuali commissioni, in barba ai sacrifici e gli investimenti di tantissimi lavoratori. In Abruzzo parliamo di 890 stabilimenti balneari con un indotto di almeno 10.000 occupati. La Lega dice no alla svendita delle spiagge abruzzesi e sta lavorando con i suoi ministri ed i suoi parlamentari ad una soluzione nel rispetto delle regole».
Non è tardata ad arrivare la risposta di Matteo Salvini: «indegna invasione di campo anti-italiana da parte di un commissario europeo nominato dall’Italia. Letta che dice? Il PD che dice ai 30.000 imprenditori e ai 300.000 lavoratori che rischiano di perdere lavoro e anni di sacrifici? La Lega, i suoi ministri e i suoi parlamentari stanno lavorando per una soluzione che, nel rispetto delle regole, non permetta la svendita delle spiagge italiane».
Una battaglia che il Carroccio sosterrà la prossima settimana in Aula, così come Fratelli d’Italia.
di: Francesca LASI
FOTO: PIXABAY
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