Il quadro è preoccupante. Comunione di vedute tra Agenzia delle Entrate e Governo, ma c’è anche chi smentisce
Li chiamano “i pirati del mattone”, sono imprenditori dell’edilizia che si sono arricchiti con i bonus messi a disposizione dallo Stato per la ripartenza. A fine gennaio un’inchiesta della guardia di finanza ne ha svelato i contorni: un’organizzazione creava società ad hoc per incassare le agevolazioni monetizzando i crediti derivanti dai bonus.
Il blitz ha fatto scattare le manette per Nicola Bonfrate, ritenuto capo dell’associazione per delinquere, che in un’intercettazione rivelava: “lo Stato italiano è pazzesco, vogliono essere fregati“.
Il modus operandi, nello specifico, era il seguente: venivano individuate società attive che si trovavano in situazione di grave difficoltà economica; veniva sostituito il rappresentante di diritto di tale società con un prestanome, in modo da ottenere le credenziali per le comunicazioni di cessione crediti nel sito dell’Agenzia delle entrate, e si dichiarava di aver pagato canoni di locazione superiori agli effettivi o di aver effettuato lavori edili mai iniziati, in modo da generare crediti di imposta non spettanti. A questo punto c’era la cessione dei crediti d’imposta a società compiacenti e dopo il secondo passaggio a società terze inconsapevoli, così da rendere più difficile la ricostruzione.
Il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini ha dichiarato che i crediti inesistenti legati al superbonus e ad altri bonus edilizi ammontano a 4,4 miliardi (ne abbiamo parlato qui).
Una situazione che ha sollevato lo sconcerto del Governo. Nella conferenza stampa di ieri (che puoi leggere qui), il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco hanno sottolineato che il punto debole del Superbonus risiede nella cosiddetta cessione dei crediti. Chi presenta domanda per ottenere il bonus, cede poi l’aiuto ad altri individui, innescando una specie di “moneta fiscale”. E questo permette di finanziare lavori per somme di denaro considerevoli uscendo dal perimetro imposto dalle norme. «Se siamo in questa situazione è perché si è costruito un sistema che prevedeva pochissimi controlli. E se il superbonus oggi rallenta è per i sequestri deliberati dalla magistratura per questioni fraudolente per 2,3 miliardi. Ma naturalmente le somme oggetto di indagine sono molto, molto più alte», ha detto il premier.
Tuttavia non tutti la pensano allo stesso modo. Il grillino Riccardo Fraccaro ha replicato che il problema non è riconducibile al solo Superbonus: «come confermato dal Ministro Franco le truffe sono quasi esclusivamente relative ad altri bonus, non riguardano se non in minima parte il Superbonus, proprio perché prevede asseverazioni e controlli. Alla luce di queste dichiarazioni viene meno ogni alibi. Il governo lavori subito per far ripartire i cantieri del Superbonus bloccato ormai da troppe settimane» (guarda qui).
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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