Il Governo ha approvato una bozza di riforma alla legge sulla sicurezza nazionale che renderà reato penale lo spionaggio economico o l’uso non autorizzato di tecnologie nazionali strategiche al di fuori di Taiwan, con pene rispettivamente di 12 e 10 anni di carcere. L’obiettivo è proteggere l’industria dei chip
Giro di vite contro spionaggio hi-tech cinese. Taiwan ha deciso di inasprire le sue leggi per punire, in particolare, la sottrazione di segreti nel settore delle tecnologie, con un occhio di riguardo ai suoi “gioielli” i semiconduttori, di cui attualmente c’è molta carenza.
Secondo quanto riferisce oggi il Nikkei Asia il Governo centrale dell’isola ha approvato una bozza di riforma alla legge sulla sicurezza nazionale che renderà reato penale lo spionaggio economico o l’uso non autorizzato di tecnologie nazionali strategiche al di fuori di Taiwan, con pene rispettivamente di 12 e 10 anni di carcere. Inoltre il progetto di riforma prevede che tutti coloro che siano stati coinvolti nello sviluppo e produzione di tecnologie strategiche taiwanesi debbano ottenere il nulla osta delle autorità taiwanesi prima d’intraprendere un viaggio in Cina, con una multa prevista per i trasgressori che può arrivare fino a 315 mila euro.
«L’industria delle alte tecnologie è vitale per Taiwan, ma l’infiltrazione cinese è diventata un grave problema in anni recenti – ha commentato in una conferenza stampa il portavoce dello Yuan esecutivo Lo Ping-cheng. – Ci rubano talenti dell’alta tecnologia e tecnologie cruciali, aggirano le regolamentazioni taiwanesi, operando a Taiwan senza autorizzazione e investendo a Taiwan illegalmente, così causando danni alla sicurezza della nostra tecnologia dell’informazione e alla competitività della nostra industria».
E’ stata la stessa presidente Tsai Ing-wen a chiedere un’azione decisa per fermare lo spionaggio industriale cinese.
Pechino dal canto suo ha avviato una campagna per costituire una propria industria dei semiconduttori, che sia competitiva con quella taiwanese, sudcoreana e statunitense, in un momento in cui a livello globale si sta vivendo una carenza di forniture di chip e altre potenze economiche come gli Usa e l’Unione europea lavorando per rafforzare la propria industria dei semiconduttori.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
Ti potrebbe interessare anche: