Grazie al progetto “Grande Pompei” sono stati avviati i lavori per il recupero del sito dopo il collasso in un’aerea degli scavi
Pompei rinasce dalle sue ceneri. La città distrutta dall’eruzione del vulcano del 79 d.C. è uno dei siti archeologici italiani più importanti al mondo ma nel 2010 un collasso in un’area degli scavi ha rischiato di far perdere al Parco Archeologico il titolo di Patrimonio Unesco. Tutto ristabilito grazie al progetto Grande Pompei che ha permesso di trasformare l’area con il sostegno di fondi europei.
C’è ancora molto da fare, però: «si tratta di un aereo che deve tornare a volare. I nostri sforzi hanno funzionato: ora occorre capire a che altezza può volare l’aereo, quanto occorre spendere perché non accada più ciò che è accaduto nel 2010» spiega Gabriel Zuchtriegel, direttore alla guida del Parco Archeologico.
A questo scopo è stato aumentato l’uso della tecnologia: droni, robot e intelligenza artificiale si accompagnano a uno sforzo per ridurre l’impatto ambientale dell’area e al restauro delle zone danneggiate.
Un terzo dell’area degli scavi di Pompei, però, rimane sotterrata sotto strati di lava. Questa è l’origine dell’eterno dibattito tra chi si chiede se sia necessario continuare gli scavi e chi, invece, è contrario.
«Pompei è un luogo incredibile – spiega l’archeologo Alessandro Russo – è un contesto incredibile per un archeologo. Chiaramente dopo un po’ ci si fa l’abitudine ma partecipare agli scavi della rinascita di Pompei è un onore e un onere».
Il Parco deve però affrontare un’altra sfida economica importante. Buona parte del fatturato di Pompei arriva infatti dai biglietti d’ingresso: un’entrata che però è quasi scomparsa dall’inizio della pandemia. Da 3,8 milioni di visitatori nel 2019, gli scavi hanno visto 565 mila persone in visita nel 2020 e meno di un milione nel 2021. Il 2022 potrebbe segnare un nuovo inizio.
di: Francesca LASI
FOTO: PIXABAY
Ti potrebbe interessare anche: