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Politica

Ucraina, venti di guerra. Mosca imprigiona un soldato

Micaela Ferraro
21 Febbraio 2022
Ucraina, venti di guerra. Mosca imprigiona un soldato
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Gli Usa chiedono una rinuncia all’invasione, il Cremlino ribatte: “prematuro un nuovo incontro”. Di Maio ha chiesto agli italiani di rientrare in patria. L’esercito russo ha distrutto veicoli ucraini. Lavrov […]

Un operatore di Borsa di una banca davanti ai monitor,  Milano, 19  Ottobre 2018.

Gli Usa chiedono una rinuncia all’invasione, il Cremlino ribatte: “prematuro un nuovo incontro”. Di Maio ha chiesto agli italiani di rientrare in patria. L’esercito russo ha distrutto veicoli ucraini. Lavrov incontrerà Blinken il 24 febbraio

Sembra essersi teso fino allo spasmo il filo tra Russia e Ucraina. Questo pomeriggio si è verificata una forte esplosione a Donetsk, in Ucraina, nell’area vicina all’aeroporto. Secondo quanto riporta l’agenzia Ria Novosti l’esercito di Mosca ha fatto sapere di aver distrutto un paio di veicoli militari ucraini che avevano superato il confine senza autorizzazione e di aver eliminato cinque membri di un gruppo di sabotatori.

Nonostante l’intercessione di Emmanuel Macron, che ha proposto un nuovo vertice su “sicurezza e stabilità strategica in Europa” esteso a “tutte le parti in causa”, il Cremlino ha fatto sapere che un nuovo incontro adesso sarebbe prematuro.

Intanto il Donetsk continua a essere messo a ferro e fuoco: l’esercito ucraino ha sparato 60 proiettili su su Petrovsky, nell’omonima regione separatista. Ad annunciarlo la Tass in una dichiarazione, citando la missione della DPR presso il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento. L’esercito ha aperto il fuoco sul villaggio alle 6.30 ora locale, sparando 26 mine da 120 mm, tre granate da un lanciagranate anticarro portatile e 31 granate da una mitragliatrice, ha raccontato l’agenzia russa.

I leader delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Luganks nel Donbass hanno chiesto al presidente russo Vladimir Putin di riconoscere le repubbliche come stati indipendenti e il presidente sta riflettendo sulla possibilità, sembra che prenderà una decisione entro oggi. Intanto, Mosca ha dichiarato la No Fly Zone  sul Mar d’Azov, una parte del Mar Nero su cui affacciano la regione russa di Rostov e l’importante porto ucraino di Mariupol, vicino alla linea di contatto tra le forze separatiste ucraine e filo-russe. 

Dopo gli attacchi si è tenuta la conferenza stampa di Vladimir Putin e del ministro degli Esteri Lavrov, che hanno aperto le danze sottolineando che il leader del Cremlino ha provato a risolvere pacificamente la crisi, senza successo. «Hanno ignorato la nostra richiesta di una non espansione della NATO ai nostri confini – ha detto Lavrov – l’Occidente non è pronto ad accettare la nostra proposta. Noi abbiamo proposto che Nato da parte orientale torni alle posizioni del 1997. Questa tesi è stata respinta e ci è stato chiesto di porre fine all’occupazione della Crimea e di ritirare le truppe anche dall’Ucraina e dalla Moldova. Gli Occidentali non hanno espresso la volontà di forzare Kiev a implementare questi accordi benché siano importanti. C’è stato un progresso, nel complesso, ma non è stato significativo: un’espansione della Nato a Est significa un pericolo maggiore per la Russia. Le nostre proposte non sono un menù da cui scegliere e nemmeno un ultimatum, sono proposte basate su cose ovvie, su fatti concreti. La crisi in Ucraina dipende in una certa misura dalla relazione tra la federazione russa e i Paesi occidentali guidati dagli Usa. Noi abbiamo sottolineato di essere pronti a discutere le questioni che gli americani hanno improvvisamente ricordato, nonostante fossero nostre idee precedenti, ma dovremmo farlo esigendo risposte alle questioni principali che ci preoccupano, ovvero la fine dell’espansione Nato a est e il ridimensionamento della presenza Nato in Europa».

Lavrov ha sottolineato comunque di aver preparato un documento per gli Usa e di essere pronto a incontrare il segretario di Stato americano Antony Blinken. Il vertice si terrà il 24 febbraio a Ginevra.

Il ministro russo per le Emergenze Alexander Chupriyan ha annunciato che dal Donbass sono arrivate fino a ora 61mila persone fuggite dai bombardamenti che hanno provocato gravi danni alle case dei residenti nel villaggio di Novognativka. Gli abitanti rimasti hanno trascorso la domenica a fare la conta dei danni, dopo aver passato la notte nei seminterrati per sfuggire alle bombe. Qui elettricità e gas sono stati tagliati.

Kiev ha chiesto che l’Ue imponga sanzioni alla Russia da subito e che venga riunito il consiglio di sicurezza dell’Onu.

di: Micaela FERRARO

FOTO: ANSA/ALEXEI NIKOLSKY/SPUTNIK

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