
L’esercito russo è entrato nelle repubbliche separatiste del Donbass, l’accusa: “Kiev è serva dell’Occidente”. L’Onu lancia l’allarme: “il rischio di un grande conflitto è reale”. Convocato il consiglio di sicurezza
Non è ancora guerra, ma i venti soffiano impetuosi. La Russia ha segnato ieri la fine dello stallo con l’Ucraina e già questa mattina Kiev ha denunciato l’aggressione da parte delle truppe di Mosca alle forze armate ucraine: due soldati sarebbero stati uccisi e 12 feriti nel Donbass. Nell’ambito delle tensioni al confine, oggi l’Unione europea comincerà ad applicare le prime sanzioni contro la Russia. Lo ha annunciato l’Alto rappresentante per gli Esteri Ue, Joseph Borrell.
Vladimir Putin ha superato il confine ed è entrato nel territorio dell’Ucraina con mezzi militari, infrangendo così il delicato equilibrio in trincea e facendo esplodere la tensione accumulata nelle ultime settimane di conflitto (leggi qui). Dura e unanime la condanna dell’Occidente allo strappo firmato dal Cremlino: l’Onu ha lanciato l’allarme, spiegando che adesso il rischio di un grande conflitto è reale, ed è stata convocata una riunione d’emergenza del consiglio di Sicurezza.
Il presidente russo ha riconosciuto l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste dell’Ucraina orientale, Donetsk e Lugansk, e ha inviato l’esercito rosso in Donbass come missione “di pace“. Lo ha annunciato ieri sera durante il raro discorso alla nazione di cui si è servito per intimare a Kiev di cessare “immediatamente” le “operazioni militari” contro i separatisti filo-russi “altrimenti ogni responsabilità per ulteriori spargimenti di sangue ricadrà sulla coscienza del regime ucraino“.
Putin ha attaccato il Governo ucraino sottolineando che Kiev è “una marionetta nelle mani degli Stati Uniti” che tramite l’espansionismo della Nato puntano solo “a contenere la Russia“.
Manca ancora un contorno preciso del riconoscimento del territorio da parte di Mosca e non è affatto una banalità: se la Russia strappasse il controllo di alcune zone all’interno delle due regioni, come Mariupol, all’Ucraina, questo avvicinerebbe a un conflitto armato.
In Occidente, il Regno Unito si è aggregato agli Usa di Joe Biden nel dichiarare che verranno varate sanzioni. Dalla Casa Bianca arriva notizia, inoltre, che un coro di voci democratiche e repubblicane si è detto favorevole a un’azione forte immediata, prima che Putin possa estendere il suo controllo al di là del Donbass.
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov tenta comunque ancora la strada della diplomazia e si dice aperto all’incontro con il segretario di Stato Antony Blinken.
Varie le reazioni nelle altre parti del mondo: la Turchia si schiera contro il riconoscimento russo del Donbass, dichiarando che si tratta di una decisione “inaccettabile” che respingono, perché “è in contraddizione con gli accordi di Minsk e costituisce una chiara violazione dell’unità politica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”. Dalla Siria invece arriva il riconoscimento.
È arrivato anche il commento del primo ministro ungherese Viktor Orbán che, stando a quanto riferito in un tweet dal portavoce Zoltan Kovacs, avrebbe detto al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che sul conflitto Russia-Ucraina, “l’Ungheria farà parte della posizione comune dell’Unione europea“.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA/EPA/SERGEI ILNITSKY