Erano parti civili nel processo milanese a carico della manager Gloria Bresciani accusata di caporalato. I rider hanno ottenuto cinque mila euro a testa
500 mila euro. A tanto ammonta il risarcimento per i 100 rider parti civili al processo di Milano sul caporalato in Uber Italy, che vede imputata la manager Gloria Bresciani, già sospesa. Si tratta di cinque mila euro a testa. E’ quanto è emerso dall’udienza di oggi e dopo che, già lo scorso ottobre, con la condanna con rito abbreviato per Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di intermediazione coinvolte, il gup Teresa De Pascale aveva convertito un sequestro da circa 500 mila euro in contanti, disposto nelle indagini, in un risarcimento da 10 mila euro a testa per i 44 fattorini per un totale di 440 mila euro.
Oggi il giudice della nona penale Mariolina Panasiti ha confermato che i 100 rider hanno revocato le costituzioni, uscendo dal processo. Come emerso dall’inchiesta del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Milano i rider venivano “pagati a cottimo tre euro“, “derubati” delle mance e “puniti” con decurtazione dei compensi se non stavano alle regole.
All’esito dell’inchiesta del pm Paolo Storari, il 29 maggio 2020, era stata commissariata la filiale italiana del colosso americano. Il commissariamento era stato poi revocato lo scorso marzo dai giudici dopo aver riconosciuto alla società un percorso virtuoso.
Nel processo, al momento, restano parti civili la Cgil e la Camera del Lavoro milanese.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
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