Secondo un recente studio il 18% dei lavoratori italiani ha preso in media 7 giornate di malattia a causa di disturbi fisici o mentali dipendenti dalla propria professione
Ogni mestiere, anche i più statici, porta con sé degli inevitabili rischi per la salute, fisica o mentale che sia. Lo scorso anno il 18% dei lavoratori italiani ha ammesso di aver preso dei giorni di malattia a causa di malattie, fisiche o mentali, direttamente dipendenti dal lavoro, con una media di 7 giornate.
La percezione del rischio è alta fra i lavoratori italiani che nel 47% dei casi si sono detti preoccupati che la loro salute fisica e mentale risulti compromessa proprio sul posto di lavoro.
Secondo uno studio di Lenstore, le cause principali che spingono gli italiani ad assentarsi dal lavoro sono emicrania, stress e mal di schiena.
Andando ad analizzare la distribuzione geografica dei lavoratori che hanno chiesto dei giorni di malattia proprio a causa dello stress, troviamo al primo posto Ancona (80% degli intervistati), seguita da Cagliari (75%) e Palermo (71%). Milano e Roma si attestano rispettivamente al quarto e quinto posto.
Dalla ricerca è emerso anche che il mestiere meno rischioso e dunque più salutare è quello del contabile, nonostante la forte staticità e dunque la scarsa attività fisica implicata nell’orario di lavoro. Al secondo posto troviamo i programmatori, seguiti da manager informatici, marketing manager e avvocati.
I lavori più pericolosi appartengono invece al campo sanitario: tecnici di emergenza medica, paramedici e soprattutto dentisti, che corrono il più alto rischio di infezione. Al secondo posto ci sono i pompieri e una buona percentuale di rischio è stata individuata anche negli ispettori doganali e negli assistenti di volo.
«Ci sono dei piccoli accorgimenti che le aziende potrebbero assumere per offrire maggiore supporto agli impiegati – spiega il responsabile ai servizi di Lenstore Roshni Patel – dal fornire gli strumenti e materiale necessari per ridurre problemi di mal di schiena o affaticamento agli occhi, ad una migliore comunicazione delle norme di sicurezza».
di: Marianna MANCINI
FOTO: PIXABAY
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