
Secondo un’analisi di Confesercenti, il conflitto potrebbe portare a un calo di quattro miliardi sui consumi. A rischio anche il turismo nel nostro Paese
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia potrebbe avere un impatto rilevante sull’economia italiana. Secondo un’analisi di Confesercenti, l’aumento del costo delle materie prime importate e dell’energia potrebbe portare il tasso di inflazione a toccare il 6% nel 2022, determinando minori consumi per quattro miliardi di euro.
Secondo l’associazione, in seguito all’avvio delle operazioni militari, i prezzi dell’energia hanno registrato un ulteriore rimbalzo, segnando aumenti del 27% per il petrolio e del 52,4% per il gas.
Una spinta al rialzo che si estende anche al grano, il cui prezzo è aumentato dell’11%. Secondo Confesercenti, l’aumento dell’inflazione causerà un impatto anche sui tassi bancari, con un aggravio che potrebbe arrivare a costare alle imprese cinque miliardi di euro già il prossimo anno.
Duramente colpiti anche i consumi, il cui recupero risulta ancora difficoltoso a causa della pandemia. A fine 2022 – stima Confesercenti – saremo ancora 62 miliardi di euro sotto i livelli pre-Covid e la corsa dell’inflazione rischia di costare quattro miliardi di minore crescita della spesa delle famiglie quest’anno e 11 miliardi nel triennio, al netto delle spese energetiche.
La confederazione, inoltre, stima che con simili dinamiche dei prezzi la crescita del Pil potrebbe ridursi di 24 miliardi nei prossimi tre anni.
Graci conseguenze anche sul turismo. Nel 2019il turismo russo in Italia generava circa 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze, con una spesa stimabile sui 2,5 miliardi di euro. Sicuramente una parte importante dell’incoming italiano, che però è ora messa a rischio dalla guerra in Ucraina.
Tra le possibili soluzioni, Confesercenti sostiene l’avvio di un percorso di concertazione antinflazionistica sulla base dell’esperienza maturata nel 1992-93. Innanzitutto, dovranno essere messi a punto automatismi fiscali capaci di smorzare la volatilità dei prezzi dell’energia, sui quali il peso delle imposte è tuttora molto elevato.
Secondo la confederazione occorre definire “un congruo periodo di allungamento delle moratorie sui prestiti bancari, dal momento che il regolare rientro dai prestiti contratti durante la pandemia è messo a rischio dall’impatto dei maggiori costi delle materie prime sui margini delle imprese”.
«Cittadini e imprese italiani – afferma Confesercenti– saranno chiamati a pagare un prezzo molto elevato per il conflitto russo-ucraino. Di fronte a questa prospettiva, è auspicabile che si sappia rispondere con la stessa unità di intenti che ha consentito di limitare i danni economici e sociali della pandemia».
di: Francesca LASI
FOTO: PIXABAY
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