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Lavoro

Gender gap salariale: come avanzare le proprie richieste?

Marianna Mancini
28 Febbraio 2022
Gender gap salariale: come avanzare le proprie richieste?
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A cinque anni dalla laurea lo stipendio medio maschile è di 1.651 euro al mese a fronte dei 1.374 euro delle donne Il gender gap è particolarmente evidente nel passaggio […]

A cinque anni dalla laurea lo stipendio medio maschile è di 1.651 euro al mese a fronte dei 1.374 euro delle donne

Il gender gap è particolarmente evidente nel passaggio dall’università al mondo del lavoro: anche se mediamente le donne completano prima i loro corsi di studio e con votazioni più alte, una volta entrate nel mondo del lavoro fanno più fatica degli uomini ad avanzare di carriera e ad ottenere retribuzioni più alte.

Conferma ancora una volta questi dati un’indagine di AlmaLaurea: a cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione maschile è del 92,4% negli uomini, 86% nelle donne. Una volta ottenuto il lavoro, lo stipendio medio maschile si aggira sui 1.651 euro al mese, contro i 1.374 euro mensili delle donne: circa il 20% in meno.

Non solo: in termini di posizioni lavorative, dopo cinque anni dal conseguimento del titolo di laurea solo il 2,2% delle donne ricopre ruoli dirigenziali o di alto livello; per gli uomini l’incidenza in tal senso è addirittura doppia (3,9%).

«L’Italia si colloca all’ultimo posto nella classifica europea EIGE (European Institute for Gender Equality): su una scala di 100 punti, il nostro paese ne ha solo 63,7 contro gli 83,1 della Svezia, al primo posto» spiega Silvia Movio, director della divisione Engineering & Manufacturing di Hunters, brand di Hunters Group.

Per affrontare concretamente il problema è necessario innanzitutto tenere a mente alcuni consigli. A partire, ad esempio, dal gender gap salariale. Chiedere un aumento di stipendio non è mai facile ma per rendere efficace la propria istanza e non farla cadere nel vuoto è fondamentale innanzitutto essere pienamente consapevoli del proprio valore e arrivare ben preparati sui risultati raggiunti.

Si può cominciare studiando le retribuzioni medie delle altre aziende per posizioni simili alla propria, per avere un’idea indicativa di cosa offra il mercato del lavoro. La richiesta dev’essere poi proporzionata al valore aggiunto che la propria occupazione fornisce all’azienda: in che modo i risultati raggiunti hanno concretamente migliorato le performance globali del team?

È importante poi fare richieste specifiche e concrete, tenendo in considerazione non solo aumenti di stipendi ma anche benefit di altra natura a integrazione del proprio salario. Spesso infatti condizioni come il lavoro da remoto, un orario flessibile o la sottoscrizione di un’assicurazione sanitaria possono integrare debitamente uno stipendio, anche se non si tratta di un aumento vero e proprio.

Insomma, avanzare una generica volontà di “più soldi” perché “ho lavorato molto” non è sufficiente se non è supportato da richieste concrete e dimostrazioni pratiche del proprio valore.

Da un lato quindi la consapevolezza di sé, dall’altro un atteggiamento positivo, rispettoso e professionale in risposta all’inevitabile stress portato da un colloquio incentrato sullo stipendio con il proprio capo: uno scontro diretto non è mai la soluzione giusta per ottenere ciò che si desidera.

Infine, meglio scegliere il momento giusto per avanzare la propria richiesta: chiedere un aumento se l’azienda sta passando un periodo particolarmente difficile o se notoriamente la discussione dei contratti avviene in un preciso momento dell’anno è, ancora una volta, controproducente.

Rispetto alla modalità, è meglio preferire un discorso diretto a voce e di persona; se proprio non si può presenziare se ne può discutere al telefono ma meglio evitare comunicazioni scritte o via email, a meno che non si presti estrema attenzione a far percepire il proprio tono pacato e positivo.

«Ci auguriamo – conclude Movio – che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza possa mettere fine a questa situazione. Da quanto si legge, infatti, sarebbero in arrivo una serie di interventi che mirano ad aumentare l’occupazione o l’imprenditoria femminile e a ridurre il divario retributivo. In questo momento, purtroppo, la situazione non è delle migliori, anzi».

di: Marianna MANCINI

FOTO: PIXABAY

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