
Fortemente criticata la compagnia che ha acquistato greggio da Putin
Shell ha acquistato petrolio russo a basso costo (leggi qui) e per questo è stata fortemente criticata a livello internazionale.
La compagnia si è difesa dichiarando che donerà i profitti del recente acquisto a un fondo per aiutare i rifugiati ucraini: «Destineremo i profitti della quantità limitata di petrolio russo che dobbiamo acquistare a un fondo dedicato – ha fatto sapere la società in una nota – lavoreremo con i partner e le agenzie umanitarie nei prossimi giorni e settimane per decidere dove i soldi di questo fondo saranno meglio distribuiti per alleviare le terribili conseguenze di questa guerra sul popolo ucraino».
È un momento di forte tensione per il mercato petrolifero che paga gli effetti del conflitto in Ucraina: a causa delle sanzioni sull’export di idrocarburi, chi importava il petrolio dalle terre di Putin preferisce non rischiare denaro e rivolgersi altrove.
Così il petrolio “Ural“, peraltro “pesante” e meno facile da lavorare rispetto ad altri “light” che sono “più flessibili”, perde valore, come hanno spiegato gli esperti.
È anche vero che c’è chi, come Shell, ha approfittato di quanto successo per acquistare un carico in svendita: «non sentite l’odore del sangue ucraino nel petrolio russo? – è stata la denuncia fortissima del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. – Invito tutte le persone coscienziose in tutto il mondo a chiedere alle multinazionali di tagliare tutti i rapporti commerciali con la Russia».
Della crisi dell’Ural, il petrolio russo, sta approfittando anche l’Arabia Saudita, mentre gli Usa stanno ipotizzando un bando all’importazione di prodotti energetici russi, come chiesto da Zelensky.
Per quanto riguarda l’Italia, noi importiamo da Mosca solo il 10% del fabbisogno nazionale di petrolio, circa 55 milioni di tonnellate nel 2021.
di: Micaela FERRARO
FOTO: EPA/ETIENNE LAURENT
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