Secondo Deloitte 7 italiani su 10 sono preoccupati per la crescita dei prezzi
La crescita incontrollata dell’inflazione continua a spaventare. Ieri Christine Lagarde, presidente della Bce, ha ricordato come sia “sempre più probabile” che il tasso si stabilizzi sul 2% (qui), mentre gli italiani sono sempre più preoccupati.
A confermare questo timore è anche l’Istat, secondo cui a febbraio l’Italia ha toccato il suo picco massimo degli ultimi 27 anni, toccando una percentuale di inflazione pari al 5,7%. Per i prossimi mesi le previsioni, anche e soprattutto a causa del conflitto in Ucraina, sono ulteriormente a rialzo.
Come incide questo sul sentimento degli italiani? Secondo uno studio di Consumer Tracker di Deloitte, 7 italiani su 10 sono preoccupati per la crescita dei prezzi. L’indagine ha coinvolto 20mila consumatori in 23 Paesi del mondo.
Per capire quanto è giustificato questo timore, diamo un’occhiata alla classifica sui rincari stilata dall’Unione Nazionale Consumatori.
Il prodotto che ha registrato il rincaro più significativo è la frutta: in particolare le pere, che costano il 32,2% in più rispetto a febbraio 2020. Seguono carote, finocchi, cipolle, aglio, asparagi e carciofi, saliti del 21,5%. Al terzo posto si posiziona l’olio non di oliva,, che registra un +19,1%.
Sul quarto gradino ci sono le verdure: +18,7% per cetrioli, melanzane, zucchine, piselli, peperoni e fagiolini. L’aumento dei costi di frutta e verdura è legato tanto all’impiego sempre più massiccio di serre quanto ai costi del trasporto su gomma, influenzati dal caro-carburante.
Al quinto posto i pomodori (15,5% in più rispetto al 2020) e al sesto la pasta; in questo caso il trend in crescita dei prezzi sembra essere legato soprattutto al crollo delle importazioni dal Canada (-59,6% nel 2021).
Al settimo posto troviamo i cavoli (+11,2%), il burro (+11,1%) e a pari merito anche arance e pesche (+10,1%). Chiudono la classifica dei 10 prodotti che hanno subito maggiori rincari i frutti di mare (+10%).
Nella top 20 troviamo anche l’insalata e la farina. Per quanto riguarda le proteine animali, i maggiori rincari si notano sul pesce (+6,2%) e sul pollame (+5,9%).
Vi sono poi alcuni prodotti che hanno aumentato i prezzi nelle varianti confezionate o conservate, meno se acquistati freschi al banco; così, il pane aumenta i suoi costi soprattutto se confezionato (+6,3%), meno se fresco (+4,6%); anche il latte conservato cresce del 3,4% rispetto a quello fresco intero che registra un +1,4%.
Per quanto riguarda i prodotti non alimentari, le prime posizioni della top 10 dei rincari sono occupate dalle materie prime energetiche; l’energia elettrica sul mercato tutelato segna un +103,4% rispetto a febbraio 2020, mentre il gas del mercato tutelato rimarca un +86,5%.
Cresce, anche se meno sensibilmente, anche l’energia elettrica del mercato libero (+64,9%) – non si hanno invece ancora dati di riferimento sul gas del mercato libero che è entrato nel paniere Istat solo quest’anno.
Seguono, come ormai sappiamo, i carburanti gpl e metano (+38,7%), e i voli intercontinentali (+27,8%). crescono anche il gasolio per il riscaldamento (+24,6%) e per i mezzi di traporto (+24%), seguito dalla benzina (+21,9%).
Rispetto ai beni non energetici, registrano un aumento incisivo anche le autoscuole (+16,1%).
di: Marianna MANCINI
FOTO: PIXABAY
Potrebbe interessarti anche: