
Il recupero del 2021 del settore auto e i sostegni al mercato non sono bastati. Ora sul 2022 pesano la guerra e la crisi delle materie prime
Il settore auto si trova ancora in una profonda crisi e a riferirlo sono i numeri. Nel 2021 sono andati persi 6,3 miliardi di fatturato rispetto al 2019. A lanciare l’allarme è l’Unrae secondo cui il recupero del 2021 del settore auto e i sostegni al mercato hanno prodotto, rispetto al 2020, un aumento del fatturato a 36,3 miliardi di euro, ma ben sotto i 42,6 miliardi del 2019. Anche il gettito Iva è salito a 6,6 miliardi, ma l’Erario ha perduto oltre un miliardo di euro rispetto al gettito di 7,7 miliardi del 2019.
Sempre dal report è emerso che in Italia il parco circolante è fra i più vecchi d’Europa. A fine 2021 nel nostro Paese erano oltre 38,8 milioni le autovetture circolanti, con una età media che da 7,9 anni del 2009 è cresciuta di anno in anno fino agli 11,8 anni attuali e il 26,2% dei veicoli ante Euro 4.
«Un invecchiamento progressivo del parco circolante – commenta Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae – dovuto alle crisi economiche (anni 2008, 2012-2013 e 2020) e alla conseguente debolezza del mercato, con effetti negativi sulla salute dei cittadini e sull’ambiente. Con questo tasso di rinnovo servirebbero 26 anni per sostituirlo tutto, pertanto, sono necessari interventi mirati per accelerare il processo di decarbonizzazione dello stesso e supportare la transizione ecologica».
Il focus 2021 sul mercato autovetture evidenzia il fatto che, sebbene le auto alimentate a benzina e diesel hanno dimezzato le immatricolazioni negli ultimi tre anni, queste due categorie con oltre 34,5 milioni di unità rappresentano insieme il 90% del parco circolante sulle strade italiane. In più il 26,2% del totale è ante Euro 4, vale a dire che un’auto su quattro ha oltre 15 anni di età.
Di contro cresce il numero delle auto elettriche “alla spina” (ECV), salite da 17.185 del 2019 a 136.311 del 2021, ma che pur raggiungendo quota 9,4% del totale, restano indietro rispetto alla media del 20% degli altri 4 maggiori mercati europei e molto lontani dal 26% della Germania, dal 18,6% del Regno Unito e dal 18,3% della Francia.
Ora sulle prospettive 2022 del comparto automotive pesano gli impatti negativi delle tensioni geopolitiche e del conflitto in Ucraina, oltre alle criticità legate alla disponibilità di componentistica, preesistenti ma aggravate dall’attuale situazione internazionale.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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