Il fenomeno della desertificazione commerciale risulta particolarmente evidente nelle aree periferiche e nei piccoli Comuni
Fra il 2020 e il 2021 la crisi ha spazzato via dal mercato una media di 70 imprese al giorno. È questo il drammatico bilancio rilasciato da Confesercenti che evidenzia l’incedere del fenomeno della desertificazione commerciale.
In particolare nel 2020 il saldo fra aperture e chiusure di imprese è stato negativo, pari a -25.873 unità; un dato appena migliorato nel 2021, con un saldo registrato di -25.639. Parliamo quindi di 51.512 imprese del settore che hanno definitivamente chiuso i battenti in due anni.
L’analisi di Confcommercio evidenzia i rischi connessi a questo processo soprattutto nelle aree periferiche e nei piccoli Comuni, che rappresentano il 70% del totale inglobando il 16,53% della popolazione italiana. Proprio in queste zone la desertificazione commerciale primaria, connessa quindi alla distribuzione di beni come i prodotti alimentari, rischia di pregiudicare le possibilità di approvvigionamento di questi piccoli centri, incentivandone ulteriormente lo spopolamento.
Per esaminare nel dettaglio questo fenomeno Fiesa Confesercenti e Federconsumatori hanno diffuso uno studio incentrato su piccoli Comuni con meno di mille abitanti, Comuni montani e aree colpite dal sisma 2016-2017.
Proprio in queste zone in due anni sono sparite 228 macellerie e 509 forni/panetterie; di questo passo, considerando anche dinamiche connesse al settore dei consumi in generale, si stima che entro il 2025 assisteremo a una riduzione dell’8,4% di esercizi commerciali di piccole dimensioni, pari a circa 11.500 serrande abbassate.
«Nei giorni dell’emergenza sanitaria più acuta, gli esercizi di vicinato alimentare sono stati il riferimento principale delle famiglie e delle comunità, per necessità e per comodità, per la freschezza dei prodotti, per i servizi – ha spiegato il presidente nazionale di Fiesa Confesercenti Daniele Erasmi – Hanno svolto un lavoro coraggioso di vicinanza ai cittadini, nel generale lockdown del paese, come ha riconosciuto il presidente Mattarella».
Anche per questo il quadro delle chiusure assume una rilevanza anche sociale sul tessuto dei territori periferici: «L’auspicio è che questa esperienza abbia confermato una volta per tutte la necessità per una comunità di non perdere presidi essenziali di servizi e non disperdere i propri valori e la propria identità fondata sulla pluralità delle espressioni sociali, culturali, economiche, adoperandosi sempre per la sua salvaguardia».
«Per scongiurare questo fenomeno bisogna prevedere sostegni a favore dei territori e delle popolazioni residenti e delle attività a loro supporto, soprattutto quelle della filiera alimentare utilizzando presto e bene le risorse, anche quelle del Pnrr per migliorare il livello infrastrutturale del tessuto economico e favorire l’integrazione delle filiere corte» conclude Erasmi.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/TINO ROMANO
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