
I distributori di gas metano minacciano lo sciopero mentre il calo delle vendite di generi alimentari mette in allarme sulla crisi che sta colpendo le famiglie
Il settore del metano sarebbe stato escluso dagli interventi del Governo contro il caro carburanti e rischierebbe ora un default. Ad affermarlo sono le tre associazioni che rappresentano i proprietari dei distributori di gas naturale per autotrazione, Assogasmetano, Assopetroli–Assoenergia e Federmetano, che minacciano uno sciopero.
Le associazioni, infatti, chiedono che nuovi interventi dell’Esecutivo riducano l’Iva dal 22% al 5% ed estendano il credito d’imposta per gli autotrasportatori anche al gas naturale per autotrazione.
Insieme al settore energetico, gli aumenti avrebbero influenzato anche i prezzi dei prodotti alimentari: secondo Fao, infatti, a marzo questi sarebbero aumentati a livello mondiale del 12,6%, complici i rincari sul grano (19,7%), del mais, dell’orzo e del sorgo (19,1%).
«Da mesi denunciamo come gli aumenti spropositati dei prezzi registrati in Italia sui beni di prima necessità come pane, pasta, frutta e verdura, avrebbero avuto conseguenze sulla spesa delle famiglie – afferma il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, sottolineando un calo delle vendite dell’1,9%, stando ai dati Istat. – Il taglio della spesa alimentare da parte degli italiani è un segnale allarmante che deve spingere il Governo ad adottare misure straordinarie, soprattutto in considerazione dell’andamento al rialzo dell’inflazione. Serve ricorrere ai prezzi amministrati almeno per i generi di prima necessità come i beni alimentari, per bloccare le speculazioni e contrastare gli effetti del caro-bollette e della guerra in Ucraina».
Non sono solo le famiglie a soffrire: secondo un’indagine dell’Area Studi di Legacoop, infatti, tra l’89% e il 98% delle cooperative aderenti ha registrato rincari delle fonti energetiche con aumenti medi del 44% del metano, del 41% dell’energia elettrica, del 37% del gas naturale, del 29% di benzina e gasolio e del 26% del Gpl . A questi si aggiungono anche i rincari delle materie prime, segnalate dal 39% delle cooperative: l’aumento medio più elevato è quello dei metalli (42%), seguiti dai componenti per l’edilizia (41%), dal legno e dai fertilizzanti (39%), dai mangimi (38%), dai materiali plastici (35%).
Nonostante le rassicurazioni del Governo su nuovi interventi, da più parti questi non basteranno. Secondo il direttore generale della Banca d’Italia Luigi, Federico Signorini, “dopo il 24 febbraio (inizio della guerra in Ucraina) gli ulteriori rincari delle fonti energetiche e le incertezze sul relativo approvvigionamento – particolarmente accentuate in paesi come l’Italia e la Germania, molto dipendenti dal gas russo – hanno appesantito ulteriormente il clima congiunturale“. «Occorrerebbe concentrare le risorse pubbliche disponibili, più che sui prezzi in sé, sull’obiettivo di sostenere, in un’ottica di emergenza, il reddito delle famiglie e delle imprese più colpite, mitigando le conseguenze sociali dello shock» – dichiara.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/LUCA ZENNARO
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