Un’indagine di Altroconsumo dimostra come fra i vari listini ci siano picchi di differenze di prezzo fino al 520%
Puntuale, è arrivata l’indagine di Altroconsumo sui prezzi di colombe e uova di cioccolato. Analizzando 45 marche in 25 negozi e supermercati di Roma e Milano, oltre a 6 store online, l’associazione ha evidenziato soprattutto un’ampia forbice fra i vari listini, con picchi di differenze che toccano il 520%.
Naturalmente il prezzo varia in base alle ricette, ai tipi di creme e agli ingredienti: è così che si passa da una colomba senza canditi a quattro euro al chilo (Balocco) a una colomba “noir” a 24 euro al chilo (Tre Marie). O ancora, che si passa dai 2,74 euro della colomba Maina ai 17 euro della ricetta classica di Tre Marie.
Le colombe più convenienti sono quelle dei marchi delle catene di supermercati; in molti casi non si tratta di un trade-off con la qualità, visto che a produrle sono le stesse aziende leader di mercato. Le differenze di prezzo in tal senso (che sfiorano vette dell’80%) sono probabilmente dovute agli accordi commerciali delle singole aziende.
Altroconsumo conferma che i marchi dei supermercati sono anche quelli che riescono a mantenere prezzi più stabili in tutti gli stabilimenti di vendita, in particolare Carrefour, Coop, Le Grazie, Favorina.
Un discorso a parte meritano le uova di cioccolato, che presentano differenze di prezzo meno pronunciate anche se non indifferenti: si va dal 90% nella versione fondente al 253% di differenza di prezzo per quelle al latte. A incidere sul costo in questo caso sono anche le sorprese all’interno e i punti vendita, mentre paradossalmente la qualità del cioccolato e il peso delle uova incidono meno sul prezzo finale.
Confrontando i listini attuali con quelli del 2013, Altroconsumo ha rilevato una riduzione del 10% del prezzo medio delle uova di cioccolato, che sono passate da quasi 50 euro al chilo a 45 al chilo. Sono invece cresciuti i prezzi delle colombe (+40%), anche se il listino più basso fra tutti i marchi considerati è sceso del 10%.
La conclusione che se ne trae è che l’offerta si è di molto ampliata, rimarcando un rincaro medio parzialmente bilanciato da un più ampio carnet nel quale scegliere.
I consigli dell’associazione per risparmiare sui dolci pasquali dunque sono semplici: innanzitutto, è bene tenere d’occhio le offerte della grande distribuzione che spesso, dietro a marchi anonimi, nasconde il sapere produttivo degli storici brand dell’industria dolciaria italiana.
Quando si acquista un prodotto è bene anche verificare il costo al chilo, più che quello della confezione. Infine, ricordarsi che i prezzi possono variare anche fra i vari punti vendita di uno stesso marchio.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/MARTINA CRISTOFANI
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