
La già debole economia del Paese non ha resistito all’impatto congiunto di una politica fiscale interna sconveniente, del crollo del turismo e dell’inflazione su beni primi alimentari ed energia
L’impatto della guerra in Ucraina sulle economie mondiali si è già reso evidente nelle stangate sui prezzi delle materie prime e del gas; fra le vittime economiche che prima di altri hanno risentito del conflitto però non c’è l’Occidente, bensì lo Sri Lanka. Lo scorso 12 aprile infatti il Paese è ufficialmente entrato in default, annunciando la sospensione da parte del Governo dei pagamenti sui 35 miliardi di dollari dei creditori stranieri.
A decretare il colpo di grazia per il Paese, già provato da due anni di pandemia e sofferente sotto l’impennata dei prezzi dei beni alimentari e dell’energia, è stato il tracollo del settore del turismo, trainante per la già fragile economia del Paese.
Nel Paese si sono succedute diverse proteste di piazza nelle ultime settimane, cui hanno preso parte anche gli ex sostenitori del Governo che stanno duramente criticando l’operato della classe politica dirigente.
In Sri Lanka infatti gli effetti dell’inflazione, già nefasti per tutte le economie mondiali, viaggiano su cifre preoccupanti: qui nel 2022 il costo dei generi alimentari è aumentato del 20%, di pari passo con il rincaro energetico. Basti pensare che la Lanka IOC, un distributore di carburante che assorbe un terzo del mercato srilankese, ha aumentato i prezzi del 35%.
La rupia, la moneta locale, si è già svalutata del 60% solo nell’ultimo mese; proprio in aprile l’inflazione complessiva nel Paese è volata oltre il 20%, toccando picchi del 30% per il settore alimentari.
Per quanto riguarda l’energia, dall’inizio dell’anno il costo della benzina è aumentato del 90%; il diesel, impiegato per il trasporto pubblico, è schizzato oltre il 138%. Tutto questo ha portato a impoverire una popolazione già economicamente fragile, che ora deve fronteggiare scarsità di beni essenziali, dal cibo alle medicine, e quotidiane interruzioni di energia elettrica.
Oggi il Paese siederà dinnanzi a un board del Fondo Monetario Internazionale per scongiurare il fallimento, anche se le condizioni di partenza non lasciano ben sperare. Il ministro delle Finanze Ali Sabry è a Washington e spera di tornare a casa con un salvataggio di tre o quattro miliardi di dollari.
Lo Sri Lanka si presenta con oltre 50 miliardi di dollari di debito estero (46 miliardi di euro) e una grave carenza di riserve in valuta estera.
Di qui, il circolo vizioso innescato con l’impiego delle poche risorse residue per importare beni di prima necessità come riso, carburante e latte che, inevitabilmente, raggiungono prezzi stellari.
Ad aggravare ulteriormente la situazione è la grave crisi politica che reso il Governo oggetto di pesanti critiche dalla popolazione. Le proteste delle ultime settimane, però, hanno portato ad un mero rimpasto, nonostante la mala gestione fiscale dell’esecutivo guidato dal fratello maggiore del presidente Gotabaya Rajapaksa.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/EPA/CHAMILA KARUNARATHNE
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