Se la durata di estendesse di un altro trimestre il costo per l’attività economica del nostro Paese aumenterebbe di ulteriori 1,6 punti di Pil nel complesso del biennio 2022-23
La guerra ha già sottratto al Pil dell’Italia nel 2022 circa un punto percentuale. Se la durata della fase militare si estendesse temporalmente di un trimestre, il costo per l’attività economica del nostro Paese aumenterebbe di ulteriori 1,6 punti di Pil nel complesso del biennio 2022-23. Lo scrive l’Upb nella nota che analizza quali sono, a oggi, gli effetti del conflitto sullo scenario internazionale e su quello italiano e quanto ampie potrebbero essere le conseguenze di un suo prolungamento.
In particolare dall’inizio dell’anno la congiuntura è divenuta più incerta; alla battuta d’arresto della produzione industriale in gennaio ha fatto seguito un rapido recupero in febbraio. In marzo, il primo mese seguente l’invasione russa dell’Ucraina, le famiglie sono divenute più caute sulle decisioni di acquisto di beni durevoli
L’UpB rileva anche che l’attacco russo all’Ucraina ha avuto un effetto dirompente sull’economia globale, incidendo pesantemente sulle prospettive a breve e a medio termine.
«Dopo il forte rimbalzo dell’attività economica del 2021 – si legge – il nuovo anno si era aperto con l’indebolimento del ciclo economico internazionale, complice la veloce diffusione della variante Omicron del Covid. L’ottimismo, tornato in febbraio a seguito dell’inversione di tendenza della curva dei contagi, è stato gelato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha nuovamente cambiato il quadro, incidendo da subito sui costi delle materie prime e sulla fiducia di imprese e consumatori».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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