
A marzo l’inflazione è salita al 7,5% dal 5,9 di febbraio nell’Eurozona secondo il rapporto della Bce. I prezzi energetici ancora al top nel breve periodo. Più restrittivi i criteri per la concessione di prestiti e mutui
«Il 2021 è stato l’anno in cui l’area euro si è mossa su un più solido sentiero di ripresa dopo l’emergenza pandemica” ma ora, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Bce è pronta a qualsiasi azione necessaria per adempiere il mandato di perseguire la stabilita’ dei prezzi e per contribuire a preservare la stabilità finanziaria». E’ quanto si legge nell’introduzione al rapporto annuale della Bce, redatto poco prima dell’inizio del conflitto dove sottolinea come lo scorso anno il Pil reale dell’Eurozona sia salito del 5,3% con una decelerazione alla fine dell’anno e un aumento forte dell’inflazione.
A marzo l’inflazione è salita al 7,5% dal 5,9 di febbraio. Le quotazioni dell’energia, sospinte al rialzo dopo lo scoppio della guerra, si collocano attualmente su un livello del 45% superiore a quello segnato un anno fa e continuano a rappresentare la principale determinante dell’elevato tasso di inflazione. Anche i prezzi dei beni alimentari hanno segnato un brusco incremento perchè sia la Russia sia l’Ucraina sono importanti esportatori di cereali, nonchè di minerali utilizzati per la produzione di fertilizzanti.
L’ultima indagine sul credito bancario nell’area dell’euro indica infine che nel primo trimestre dell’anno i criteri per la concessione di prestiti alle imprese e di mutui per l’acquisto di abitazioni sono divenuti nel complesso più restrittivi, in relazione ai maggiori timori degli intermediari circa i rischi cui è esposta la clientela nel contesto di incertezza. Ci si attende un ulteriore inasprimento di tali criteri nei prossimi mesi, via via che le banche terranno conto dell’impatto economico dovuto alla guerra.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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