Si tratta di una criptovaluta nata da un meme che sta diventando sempre più popolare
Una nuova criptovaluta che sta diventando sempre più popolare, col musetto di uno shiba, nata da un meme di internet. Si potrebbe riassumere così la domanda nel titolo, ma la Shiba Inu è molto di più.
Della crypto SHIB, così come per Bitcoin, non si conosce il nome del suo ideatore, ma è conosciuto solo lo pseudonimo della persona (o del gruppo) di Ryoshi che l’ha creata nell’agosto 2020. La valuta prende il nome dalla razza di cane giapponese che vi è raffigurato ed è nata per sfidare, per gioco, la Dogecoin e sul sito ufficiale si è appunto presentata come “Dogecoin killer” con l’obiettivo di scalzare la criptovaluta canina dalla prima posizione di meme coin più popolare.
La Shiba Inu è, per entrare nello specifico, un meme token e non ha una propria blockchain ma si basa su quella di Ethereum. Ciò la rende più versatile di Dogecoin dato che può supportare gli smart contract, gli NFT e interfacciarsi con le app decentralizzate.
Nel 2021, a luglio, il team Shiba Inu ha lanciato la piattaforma DeFi ShibaSwap, affinché gli investitori potessero fare trading di criptovalute in modo sicuro e scambiare token ERC-20 (cioè quelli basati sulla blockchain di Ethereum). È possibile anche depositare le criptovalute nei pool di liquidità dell’exchange.
ShibaSwap offre anche un suo mercato di non-fungible token: i suoi NFT si chiamano Shiboshis e sono immagini molto sgranate di cani shiba.
Dopo aver creato la Shiba Inu, Ryoshi ha donato metà dell’offerta totale (505 miliardi di token SHIB) al fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, così da rimuoverli dalla circolazione e creare scarsità. Buterin ne ha però dato via il 90%, per un valore di circa 7 miliardi di dollari. Durante il 2021 il prezzo di SHIB è salito in maniera incontrollata con un guadagno del 46.000.000%. Ad aprile 2022, Shiba Inu ha raggiunto un valore totale di mercato di 13,69 miliardi di dollari, posizionandosi al 15° posto in termini di capitalizzazione di mercato tra le meme coin.
di: Flavia DELL’ERTOLE
FOTO: PIXABAY
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